L’ultimo giorno di lezione prima delle vacanze di Natale all’Istituto “Bodoni” di via Ponchielli si andava a scuola con impermeabili e caschetti. «C’era la tradizione di una grande battaglia a gavettoni tra grafici e fotografi, i due indirizzi di studio. Piergiorgio non se la perdeva per nulla al mondo. Era una delle anime della sfida e poi, puntualmente, si fermava ad asciugare i corridoi».
Era la scuola degli Anni Settanta. A ricordarla è Mario Ruggiero Dimatteo, arrivato a Torino da Barletta, in provincia di Foggia, per frequentare l’unico corso in Italia di specializzazione in fotografia, all’epoca offerto proprio dal “Bodoni”. Qui lo chiamavano tutti “Freccia”, perché veniva dal paese di Pietro Mennea, “la freccia del Sud”, ma lo trattavano anche con la diffidenza e lo scherno riservati a chi era appena arrivato dal Meridione. Non tutti però. Non la sua classe e certamente non Piergiorgio Cavallotto, suo compagno di banco, che fu tra i primi a considerarlo un amico. Ne venne fuori un gruppo affiatato di tredici ragazzi terribili, «ma terribili in senso buono», aggiunge Dimatteo: «Di quelli che pensano solo a imparare e a divertirsi». Scanzonati e un po’ scavezzacollo finché la vita lo ha consentito loro: il 25 ottobre 1979.
Quel giorno Piergiorgio Cavallotto, giovane di Andezeno che frequentava la classe quinta A a indirizzo fotografico, morì in un incidente stradale. Aveva 18 anni, tornava a casa da scuola sulla sua Vespa e aveva da poco scaricato il suo compagno di classe Pierluigi Cappellotto. Gli fu fatale lo scontro con una 127 in piazza Fontanesi, in tempi in cui ancora si viaggiava senza casco. Fu soccorso e trasportato all’ospedale Martini, ma per lui non ci fu nulla da fare. Si spezzò così il suo sogno di diventare fotografo e si spezzò, in parte, pure la magia di quegli anni buontemponi e goliardici che lui, da «tipo spiritoso, intraprendente e sempre pronto allo scherzo» quale era, aveva contribuito ad animare.
Oggi, a 44 anni da quello schianto tremendo, a Piergiorgio Cavallotto verrà riconosciuta la qualifica di “Perito industriale capotecnico” con specializzazione in “Arti fotografiche”. Un diploma alla memoria che verrà consegnato alla sorella Gabriella e che è diventato realtà grazie all’iniziativa degli amici di allora e al grande lavoro burocratico portato avanti dall’attuale Istituto “Bodoni Paravia”: le dirigenti scolastiche Marinella Principiano e Damiana Periotto, la direttrice dei servizi amministrativi Rosalba Gallo e il Collegio docenti, che nel maggio scorso ha deliberato all’unanimità l’attribuzione del titolo di studio.
«Ricordavo che Piergiorgio aveva ottimi voti e aveva avuto una carriera scolastica brillante. Gli mancava soltanto la maturità», spiega Dimatteo, che nel frattempo è tornato a Barletta, dove insegna fotografia all’Istituto di istruzione superiore “Giuseppe e Léontine De Nittis”. «Lavorando a scuola sono venuto a conoscenza della possibilità di attribuire questi diplomi post mortem e ho pensato di attivarmi per Piergiorgio. Ho coinvolto alcuni ex compagni di allora e i familiari e abbiamo presentato la richiesta all’Istituto». Di lì, è cominciato un lungo lavoro di ricerca, a partire dalle pagelle del ragazzo, che ha portato all’attribuzione del titolo. «Un lavoro — commenta la dirigente scolastica Damiana Periotto — che abbiamo recepito volentieri e che, grazie anche ai miei predecessori e alla segreteria, oggi abbiamo portato a termine: la pergamena è pronta».
La cerimonia di consegna avverrà oggi nell’ambito del programma di iniziative “Giovani sguardi”, che prevede, tra l’altro, l’apertura del “Bopa Museum”, il museo dell’Istituto.
Ci saranno Gabriella Cavallotto e Mario Ruggiero Dimatteo, con un bel gruppo di ex compagni ed ex docenti di allora, tra cui il prof Bruno Sesia, 87 anni compiuti a inizio ottobre. Gli “ex ragazzi”, classe 1961, presenteranno anche un libro di memorie dedicato a Cavallotto: Non l’abbiamo mai fatta grossa. «Ma questa volta sì — conclude Dimatteo — Questa volta ce l’abbiamo fatta».
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-10-31 18:06:44 ,torino.repubblica.it