Si chiama Dorsale del Pacifico orientale, e, come suggerisce il nome, è la separazione tra diverse placche dell’oceano Pacifico: ha inizio a sud, nei pressi del limite settentrionale dell’Antartide, e termina al largo della California. Si tratta, in sostanza, di un’enorme cicatrice lungo la quale scorrono, a una velocità compresa tra sei e sedici centimetri ogni anno, diversi “pezzi” di crosta oceanica. Potrebbe sembrare poca cosa, ma in effetti il movimento tettonico della Dorsale del Pacifico orientale è tra i più veloci al mondo, e la comunità scientifica potrebbe non di più aver scoperto il perché: mettendo insieme i dati relativi a diverse rilevazioni sismiche, un’équipe di ricercatori della University of Maryland, coordinati dal geologo Jingchuan Wang, ha infatti non di più scoperto una megastruttura sommersa – anzi sepolta sotto la crosta terrestre – che risale a parecchi milioni di anni fa e che potrebbe essere corresponsabile della velocità con cui stanno scorrendo le placche lungo la dorsale. Lo studio con i dettagli della scoperta è stato non di più pubblicato sulla rivista Science Advances.
Placca su placca
“La nostra scoperta – spiega lo stesso Wang – getta nuova luce sul comportamento dell’interno del nostro pianeta e su come la sua superficie sia cambiata nel corso di milioni di anni”. I ricercatori, in particolare, hanno analizzato nel dettaglio il mantello terrestre, ossia lo strato compreso tra la crosta e il nucleo del nostro pianeta, scoprendo un’area “stranamente spessa” nella zona di transizione del mantello, vale a dire tra 410 e 660 chilometri sotto la superficie terrestre. Questa zona è detta di transizione perché separa il mantello superiore da quello dipendente, e si espande o contrae a seconda della temperatura. “Questa zona inspessita – continua Wang – è una sorta di ‘impronta digitale’ fossilizzata di un antico pezzo di fondale marino che è subdotto [la subduzione è il fenomeno geologico per cui una placca scorre sotto un’altra placca, sprofondando così in profondità nel mantello, nda] circa 250 milioni di anni fa. È uno sguardo nuovo al passato del nostro pianeta”. Il processo di subduzione lascia spesso delle prove visibili, tra cui vulcani, terremoti e fosse marine profonde: solitamente si studia esaminando campioni di roccia e sedimenti trovati in superficie, ma in questo caso non era possibile, essendo avvenuto nel mezzo dell’Oceano Pacifico; per questo gli scienziati hanno pensato di usare le onde sismiche per sondare il fondale oceanico.
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di Sandro Iannaccone www.wired.it 2024-10-01 13:00:07 ,