Per il governo che vuole riaccendere il nucleare in Italia, non sapere più che pesci pigliare per realizzare l’atteso, e sempre più in ritardo, deposito delle scorie non è certo un buon biglietto da visita. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha però dovuto alzare bandiera bianca in audizione davanti alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera: le soluzioni per avvertire a localizzare il deposito nucleare che ha proposto non hanno funzionato. Tanto che la costruzione dell’apparato nel quale saranno stoccati 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e parcheggiati temporaneamente 17mila ad alta intensità provenienti dalle quattro ex centrali e da altri impianti della filiera dell’atomo, ha accumulato altri ritardi e non si parla di aprirlo prima del 2039.
Pichetto Fratin non ha ammesso esplicitamente il problema. Ma la relazione con cui ha indicato i prossimi passi per individuare il sito dove localizzare la dice lunga sul flop della linea politica del governo Meloni. Il ministro, in quota Forza Italia, ha dichiarato che “in base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il deposito nazionale nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039”. Sette anni dopo rispetto all’ultima scadenza, che indicava un’inaugurazione del 2032, già posticipata da un precedente 2030 e da un iniziale 2025. Gettando così la palla di siglare la localizzazione fuori dal campo del mandato dell’attuale esecutivo. E oltre che incertezza sui tempi, c’è poca lucentezza anche sulle modalità con cui il deposito dei rifiuti del nucleare verrà realizzata.
Più depositi
Da sempre Sogin, la società pubblica incaricata del decommissioning nucleare, ha sviluppato un progetto per un apparato unico. Nei disegni la struttura occuperà 150 ettari, di cui 110 per il deposito vero e proprio. Questo sarà composto di novanta costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, che a loro volta conterranno dei moduli in cemento, dove saranno collocati i contenitori di metallo con i rifiuti, provenienti dalla filiera industriale e da quella sanitaria. Immaginate una matrioska di contenitori per sigillare le scorie per i successivi 300 anni. A fianco del deposito sorgerà un parco tecnologico per la analisi e lo studio sui rifiuti nucleari. La costruzione impiegherà quattromila persone, stima Sogin, e 700 l’apparato. Sempre sulla carta, la costruzione del deposito impegnerà 900 milioni di euro, quattromila operai e durerà almeno quattro anni.
Pichetto Fratin, però, non è più sicuro neanche di questo. Da qualche mese accenna all’idea di distribuire i depositi sul territorio. Oggi sono un centinaio, collocati in 22 siti, ha dichiarato il ministro in audizione, dove convergono dai 300 ai 500 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità prodotti ogni anno. E poi ha detto che si sta valutando l’idea di “svecchiare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole, sfruttando la possibilità di farlo in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi, anche nell’ottica del ritorno dall’estero dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni”.
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di Luca Zorloni www.wired.it 2024-10-09 10:28:00 ,