È prematuro affermare con certezza se in futuro consumeremo ortaggi e frutta geneticamente modificati, ma le prospettive sono promettenti. Le motivazioni alla base di questa evoluzione sono molteplici e incoraggianti: riduzione dell’uso di pesticidi e sostanze chimiche, maggiore rispetto per l’ambiente e raccolti più abbondanti. Attualmente siamo in fase sperimentale, con il coinvolgimento di quattro realtà: tre università e il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea). I primi risultati non dovrebbero tardare ad arrivare.
Prima di approfondire, è fondamentale chiarire la differenza tra OGM e le tecniche di modificazione genetica in corso. Gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) sono organismi il cui genoma è stato alterato in modo diverso rispetto ai processi naturali, mediante l’inserimento di frammenti di DNA esterni. Tuttavia, le tecniche attuali si concentrano su modifiche più mirate del DNA, senza introdurre nuovo materiale genetico. Questi approcci consentono di apportare piccole correzioni alla sequenza dei geni, migliorando caratteristiche come la resistenza alle malattie e le prestazioni agronomiche, riproducendo mutazioni naturali fondamentali per l’adattamento e l’evoluzione delle piante.
Coltivazione della Vite: Un Passo Importante
Un esempio significativo di avanzamento nella ricerca è rappresentato dall’Università di Verona. Recentemente, il gruppo di ricerca, attivo da 25 anni e guidato dalla docente di genetica agraria Sara Zenoni, ha ottenuto l’autorizzazione dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per sperimentare la coltivazione della vite in campo. Si tratta del primo caso in Italia.
Due tappe cruciali hanno caratterizzato questo percorso. La prima risale al 2007, quando il laboratorio partecipò al progetto di sequenziamento del genoma della vite. Da quel momento, la ricerca si è focalizzata sullo studio di geni fondamentali per la maturazione dell’acino, la risposta agli stress ambientali e la difesa dai patogeni. La seconda tappa è stata l’istituzione, nel 2021, dello spin-off EdiVite. Questa società privata, operante all’interno del dipartimento di biotecnologie, si dedica alla produzione di viti più resistenti ai patogeni, riducendo così la necessità di fitosanitari. Il sostegno di produttori di prosecco, interessati a una vite resistente alla peronospora, ha giocato un ruolo decisivo nella creazione dello spin-off.
Sviluppo di Piante Resilienti
La ricerca sulla vite presenta sfide particolari, poiché si tratta di una pianta complessa e perenne che cresce meglio nei campi che in condizioni di laboratorio controllate. EdiVite ha sviluppato e brevettato un processo innovativo per ottenere piante migliorate, basato sulla rigenerazione di una singola cellula di vite, il cui DNA è stato corretto, per costituire una pianta resistente e performante.
Questi progressi potrebbero segnare una svolta importante nella coltivazione agricola, contribuendo a un futuro con ortaggi e frutta più sani e sostenibili.