I recettori dell’ormone GLP-1 si trovano dappertutto all’interno del nostro corpo, comprese le regioni cerebrali responsabili dei percorsi neurali che generano il senso di ricompensa. Questi recettori controllano il rilascio del GLP-1, che è a sua volta coinvolto in molteplici processi fisiologici, incluso il modo in cui rispondiamo all’alcol.
I farmaci come la semaglutide, che imitano l’azione del GLP-1, sembrano quindi ridurre la quantità di cibo e alcol necessaria al raggiungimento della sazietà. Richards riporta l’esperienza di alcuni pazienti che si erano ritrovati in situazioni in cui si tende solitamente a consumare molto alcol, come eventi sportivi o battute di pesca. Queste persone, racconta lo studioso: “avevano bevuto molto meno del normale. Dopo il primo drink, perdevano interesse e se ne dimenticavano”.
Per approfondire i processi neurologici alla base di questo cambio comportamentale, saranno condotti nuovi studi clinici che utilizzeranno la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per monitorare la risposta cerebrale dei partecipanti agli stimoli alcolici.
L’alcol, comunque, è solo una delle tante sostanze in grado di creare dipendenza. Alcuni ricercatori si domandano perciò se i farmaci come la semaglutide possano aiutare a smettere di fumare o di assumere droghe. L’alcol costituisce un buon punto di partenza, afferma Simmons, anche perché permette di approfondire la comorbidità tra AUD e altri disturbi mentali, una condizione che caratterizza moltissimi pazienti con questa dipendenza.
Le ricerche condotte finora, comunque, hanno coinvolto solo gruppi ristretti di partecipanti; gli studi clinici standard richiedono molto più tempo. In un editoriale pubblicato su Nature Medicine il 24 novembre, Simmons e Kruse Klausen – in prima linea in questo filone di ricerca – rimarcano che i risultati ottenuti finora sono ancora preliminari e che sarà perciò necessario condurre ulteriori trial clinici per raccogliere dati sufficienti.
Nel frattempo, come sottolineano gli studiosi, esistono già dei trattamenti farmacologici per le persone che lottano contro la dipendenza dagli alcolici: alcuni di questi medicinali sono il naltrexone, il disulfiram e l’acamprosato. Tuttavia, il loro utilizzo non è ancora diffuso: negli Stati Uniti, meno del 2% dei pazienti con AUD assume tali farmaci. “Non vogliamo che i pazienti vadano dal proprio medico e dicano: ‘Mi prescriva la semaglutide perché voglio bere di meno’”, afferma Simmons.
In un certo senso, è possibile che ciò stia già accadendo. Il numero di persone che prende la semaglutide per il trattamento del diabete e dell’obesità è elevato. Alcune di esse potrebbero anche, quasi per caso, trovarlo utile per risolvere eventuali problemi legati al bere. Se ciò accadesse, commenta Simmons, Ozempic e altri farmaci simili potrebbero rapidamente diventare il trattamento per la dipendenza più utilizzato di sempre.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired UK.
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di Grace Browne www.wired.it 2023-12-08 05:20:00 ,