AGI – La battaglia contro il cambiamento climatico va affrontata con regole uguali tra Paesi e aree geografiche. Se in Europa, che ha una quota di emissioni pari a circa l’8% globale, si pagano le emissioni e questo non avviene in Usa o in Asia allora non si raggiungeranno gli obiettivi climatici. Lo ha detto l’ad di Eni, Claudio Descalzi, durante l’evento per il 55esimo anniversario dello Iai (Istituto Affari Internazionali).
“La transizione è una storia per ricchi – ha osservato – perché sono i ricchi che emettono di più. L’Europa ha una Borsa per far pagare le emissioni, l’Ets. Eravamo a 20-25 euro per tonnellata, abbiamo toccato i 60 euro, arriveremo a 100 euro per tonnellata. Questo sta creando nel sistema industriale soprattutto per gli energivori la morte”. “Una raffineria – ha proseguito Descalzi – in Europa perde per definizione. Per Eni sarebbe meglio chiudere tutte le raffinerie per non pagare l’Ets e compare i prodotti dall’estero”.
“Quando gli Stati Uniti, la Cina, l’India applicheranno gli Ets, quando ci sarà un carbon pricing reale, allora si potrà parlare di ambiente perché il cambiamento deve essere portato avanti con i fatti. È un vero interesse verso le persone ecco perché i paesi ricchi devono avere regole uguali, quelle che penalizzano chi emette CO2, altrimenti non andremo da nessuna parte”.
L’ad di Eni ha ricordato come “dalla Cop21 di Parigi (a fine 2015, ndr) è aumentata la quantità di CO2 emessa: eravamo a circa 32 miliardi di tonnellate all’anno siamo a oltre 33 miliardi. I prezzi del gas e del carbone salgono. C’è qualcosa tra il dire e il fare che non funziona. L’Europa sta dando l’esempio, l’Italia anche ma se siamo gli unici serve a poco. Se l’Europa dovesse scomparire, il mondo perderebbe l’8% delle emissioni. Bisogna analizzare le cose in modo competente e non ideologico e le tecnologie non devono passare per l’ideologia”, ha concluso.