Intel, cambio al vertice: dopo quasi 4 anni alla guida del gigante dei chip, e a oltre 40 dal primo ingresso nella compagnia, Pat Gelsinger ha rassegnato le dimissioni dall’incarico di amministratore delegato della società. La decisione è effettiva dal primo dicembre, ma l’annuncio da parte dell’azienda (che parla di retirement, pensionamento) è arrivato solo lunedì con una nota. La decisione giunge in un momento particolarmente delicato per Intel, che sotto la gestione Gelsinger ha affrontato difficoltà sul fronte dei ricavi e delle quote di mercato.
A sostituire Gelsinger ad interim saranno David Zinsner, attuale direttore finanziario di Intel, e Michelle Johnston Holthaus, a capo della divisione prodotti. Frank Yeary, il presidente indipendente del consiglio di azienda, assumerà inoltre il ruolo di presidente esecutivo ad interim durante il periodo di transizione. La compagnia dovrà ora trovare un nuovo nome in grado di guidarla lontano dalle difficoltà.
L’era Gelsinger in Intel
Gelsinger iniziò la sua carriera in Intel negli anni Ottanta, distinguendosi come architetto capo del processore Intel 80486 di quarta generazione, lanciato nel 1989. Nel 2001 divenne cto, contribuendo allo sviluppo di tecnologie fondamentali come wi-fi, usb e le famiglie di processori Intel Core e Xeon. Dopo aver lasciato l’azienda per qualche anno nel 2009, nel 2021 fu richiamato come amministratore delegato, con il compito specifico di stabilizzare l’azienda e rilanciarla dopo un periodo di difficoltà.
Nel suo mandato, delineò ambiziosi piani di speculazione e costruzione di nuovi impianti produttivi, mirati a recuperare terreno nei confronti dei concorrenti asiatici, in particolare Tsmc e Samsung. Tra le sue iniziative spicca anche la pressione sul Congresso statunitense per sovvenzionare la produzione nazionale di chip. Grazie al Chips Act, il Dipartimento del Commercio ha assegnato a Intel fino a 7,86 miliardi di dollari per promuovere la produzione di semiconduttori.
Nonostante questi sforzi, Gelsinger non è riuscito a raggiungere gli obiettivi prefissati. I risultati dell’azienda sono stati deludenti, con un calo del 25% nei ricavi dai chip per pc dal 2022 e una perdita di quote di mercato nei data center a favore di Amd, una delle maggiori concorrenti americane. Una fase di crisi profonda per Intel, culminata in previsioni di perdite record per il 2024, che gli analisti stimano in 3,68 miliardi di dollari alla chiusura dei bilanci. Situazione che, secondo Bloomberg, avrebbe spinto la società a mettere Gelsinger di fronte a un bivio: andarsene, o essere cacciato.
La situazione critica ha spinto Intel a varare un piano di ristrutturazione che include il taglio di del 15% dei posti di lavoro e un programma di contenimento dei costi da 10 miliardi di dollari. A settembre 2024, inoltre, sono emerse voci di un possibile tentativo di acquisizione da parte della concorrente Qualcomm.
Il futuro dell’azienda
La coppia al timone formata da Zinsner e Holthaus si trova ora di fronte a sfide complesse per rilanciare Intel e riportarla sulla strada della redditività. Parallelamente, il board ha avviato la studio del successore di Gelsinger. “Con la leadership di Dave e Michelle continueremo ad agire con urgenza sulle nostre priorità” ha sottolineato il presidente del consiglio di azienda Frank Yeary. Secondo Yeary, queste priorità includono “semplificare e rafforzare il portafoglio di prodotti dell’azienda, far progredire le capacità produttive e di fonderia, ottimizzando al contempo le spese operative e gli investimenti in conto capitale” L’obiettivo, ha spiegato Yeary, è quello di “creare una Intel più snella, più semplice e più agile“.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-12-02 16:53:00 ,