In Veneto è emerso un problema di ricezione dei canali televisivi Rai che è strettamente legato all’aumento anomalo delle temperature e alla crisi del clima in atto. Il professor Carlo Riva, ordinario al Dipartimento di elettronica al Politecnico di Milano, ha spiegato a Wired che forse non c’è da preoccuparsi, ma il fenomeno potrebbe creare sempre più disagi.
Il tema è esploso a fine settembre, quando l’agenzia stampa Dire ha reso note le criticità rilevate in diverse località venete – fra cui Treviso, San Donà, Jesolo e Portogruaro – e le conseguenze politiche, nonché le giustificazioni fornite dalla commissione Rai.
Molti telespettatori e albergatori hanno lamentato, in concomitanza con le alte e anomale temperature del periodo estivo, l’impossibilità di vedere i canali Rai trasmessi sul digitale terrestre. La prima azione di contrasto al problema si è concretizzata a stagione turistica quasi finita, quando il ministero del made in Italy, in seguito a una richiesta della Lega presentata alla Camera e una consultazione con i tecnici Rai Way responsabili della rete, ha attivato un “impianto operante nel comune di Jesolo sul canale 30 da destinare al servizio televisivo del digitale terrestre”.
Stando a quanto è emerso in commissione Rai qualche settimana fa, e diffuso dall’agenzia Dire, i problemi di ricezione “sono da attribuire a caratteristiche proprie del segnale radioelettrico che, soprattutto nel periodo estivo e durante le prime ore del mattino o al calar del sole, favoriscono fenomeni di propagazione anomala causate dalle variazioni nell’indice di rifrazione dell’atmosfera“. Wired ha contattato Rai e il direttore tecnico dell’azienda per avere maggiori spiegazioni, ma ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
In diverse zone del Veneto questa propagazione anomala ha favorito, anche se non in maniera continuativa, l’arrivo dei segnali da alcuni trasmettitori lontani dell’Emilia Romagna che condividono la stessa frequenza. Questo piccolo caos è dovuto all’abbandono della banda 700 MHz, ormai consegnata al mondo delle telecomunicazioni. Per questo Rai, Rai Way e organi ministeriali hanno ipotizzato la creazione di nuovi impianti nella zona, come ad esempio è avvenuto a Velo Veronese (Verona), per favorire gli utenti del Veneto occidentale.
Cambiamento climatico, vero responsabile?
“Siamo nel campo dei tipici fenomeni di propagazione anomala. I segnali dall’Emilia Romagna non dovrebbero arrivare fino in Veneto, ma questo succede perché le condizioni atmosferiche, come pressione, umidità e temperatura, favoriscono la creazione di condotti (atmosferici, ndr), soprattutto sul mare e sulle zone costiere”, spiega a Wired Riva. L’atmosfera, infatti, è un sistema complesso e in costante cambiamento che va spesso a condizionare la propagazione dei segnali. Anche e soprattutto quelli del digitale terrestre. Le infrastrutture di telecomunicazioni, poi, sono progettate per garantire prestazioni adeguate in condizioni normali, ma in situazioni eccezionali, possono verificarsi delle inefficienze.
Se per buona parte dell’anno vi sono condizioni atmosferiche compatibili con la corretta erogazione del servizio, a volte irrompono fenomeni meteorologici anomali, come forti piogge o temperature estreme. Per esempio, quanto il termometro sale troppo in climi come quello italiano, aumenta considerevolmente l’umidità, che è la principale responsabile delle condizioni anomale di rifrazione dell’atmosfera e della formazione dei condotti atmosferici (o duct), strati dell’atmosfera in cui il segnale viene trasportato a distanze più lunghe del normale. Peraltro il segnale del digitale terrestre è ancora più sensibile al problema poiché viene irradiato quasi orizzontalmente verso le antenne.
“Il cambiamento climatico potrebbe aumentare la frequenza di questi fenomeni anomali e quindi la creazione di duct. Ovviamente si può accettare una cattiva ricezione se capita raramente, ma se diventa frequente, come sembra questo caso, si deve intervenire. – spiega Riva – Si può ridurre la potenza o ridirezionare le antenne dei trasmettitori del luogo che interferisce, oppure realizzare nuovi trasmettitori nelle aree affette da interferenza”.
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di Dario d’Elia www.wired.it 2023-10-20 05:00:00 ,