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di Federico Berni e Fabrizio Caccia

E sull’ipotesi di una candidatura: «Se non andasse in porto, per Ilaria conseguenze disastrose»

Nessun «imbarazzo» a Budapest per la presenza all’ultima udienza della delegazione dei parlamentari italiani di centrosinistra. Ma è grande invece «l’irritazione» per gli «attacchi» di Roberto Salis, il padre di Ilaria, al sistema giudiziario ungherese e al presidente Orbán. Così, ieri, Zoltan Kovacs, segretario di Stato per le comunicazioni e le relazioni internazionali dell’Ungheria, ha scritto un post durissimo su X nei confronti del genitore della ragazza italiana reclusa a Budapest da 13 mesi: «Il padre di Ilaria Salis ha fatto il giro dei media europei dicendo di essere preoccupato per la sicurezza della figlia finché sarà in Ungheria, ma nessun gruppo di estrema sinistra dovrebbe vedere l’Ungheria come una sorta di ring di pugilato dove arrivare e pianificare di picchiare qualcuno a morte», ha scritto Kovacs alludendo alle accuse contro la detenuta.

E ancora: Kovacs ha denunciato la «sorprendente» intromissione dell’Italia nella vicenda giudiziaria. E ha concluso: «Nessuna richiesta diretta da parte del governo italiano a quello ungherese renderà più semplice difendere la causa di Salis, perché il nostro governo, come in qualsiasi altra democrazia moderna, non ha alcun controllo sui tribunali». Già a fine febbraio il ministro degli Esteri, Péter Szijjartó, era stato perentorio: «Spero che…



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di Federico Berni e Fabrizio Caccia
www.corriere.it
2024-04-02 20:05:53 ,

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