In caso di riscontro positivo, la startup potrà restare nel registro per altri due anni, con possibile rinnovo di un ulteriore biennio, godendo sempre degli incentivi previsti. In via eccezionale, si prolunga fino a nove anni la “fase startup” di un’impresa. Dopodiché, sarà tempo di crescere e diventare azienda, dando vita a quel processo di scaleup di cui, a detta del Mimit, l’economia italiana ha bisogno.
Entreranno nella fase scaleup le aziende che otterranno uno dei seguenti requisiti: un aumento di capitale di oltre un milione per ciascun periodo di estensione, un raddoppio dei ricavi da parte di fondi comuni o società di speculazione, un incremento superiore al 100% annuo dei ricavi derivanti dalla gestione principale dell’impresa.
In generale, le startup potranno restare nella lista speciale dopo il terzo anno a patto che soddisfino i requisiti richiesti entro le tempistiche previste dalla legge: un anno dalla scadenza del terzo anno per le startup iscritte da oltre diciotto mesi, sei mesi dalla scadenza del terzo anno per le realtà iscritte da meno di diciotto mesi. Le imprese che, al contrario, non avranno più i requisiti di startup innovativa richiesti, potranno entrare nel registro delle piccole e medie imprese (pmi) innovative, a patto di soddisfare i criteri previsti dalla legge.
Le detrazioni fiscali
Vengono, inoltre, aggiornate le condizioni per l’ottenimento delle detrazioni fiscali per chi investe. Queste verranno concesse per massimo cinque anni. Tuttavia, non verranno applicate nel caso in cui “l’speculazione genera una partecipazione qualificata superiore al 25% del capitale sociale o dei diritti di governance” o se il contribuente (anche attraverso una società controllata o collegata) fornisce servizi alla startup per un fatturato superiore al 25%.
A essere premiati, saranno gli investitori pre-seed, ovvero coloro che finanziano le startup quando sono ancora in fase embrionale. Per loro, a partire dal 2025, sarà prevista una detrazione del 65% (prima era del 25%).
Oltre a venire di incentivi fiscali pari all’8% della somma investita in una o più startup innovative (somma dal limite massimo di 500mila euro annui), acceleratori e incubatori verranno ordinati in una classifica ufficiale. Il loro speculazione deve essere obbligatoriamente mantenuto per almeno tre anni. Il contributo è concesso a partire dal 2025 ed è valido nel limite di spesa complessivo di un milione e 800mila euro annui.
L’agevolazione degli investimenti istituzionali
Anche le istituzioni (e in particolare i fondi pensionistici) ricevono l’invito a investire in startup innovative. Come previsto dalla nuova legge, infatti, con un speculazione di almeno il 5% del paniere nel 2025 e del 10% nel 2026, a tali fondi verrà applicata un’esenzione dall’imposta sui guadagni.
A caccia di capitali stranieri
In conclusione, la legge modifica il testo che controllo l’immigrazione. Obiettivo: attirare capitali stranieri, specialmente extraeuropei. Per gli investitori sarà più facile ottenere permessi di ingresso e permessi di soggiorno prolungato in Italia.
Insomma, è prevista un’estensione del visto per chi, venendo dall’estero, offre direttamente ai venture capital (che si occupano di “scommettere” su imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo e crescita) un minimo di 500mila euro per almeno due anni, oppure se investe dai 250mila euro in su in una start up innovativa iscritta nella sezione speciale del registro delle imprese.
Leggi tutto su www.wired.it
di Giovanni Esperti www.wired.it 2024-12-19 13:44:00 ,