Ercolano. E’ stata la prima a dire «no» ai signori del racket, aprendo uno squarcio nel muro di omertà alzato da commercianti e imprenditori stritolati dalla morsa dei fiancheggiatori del clan Iacomino-Birra e del clan Ascione-Papale. Oggi è il simbolo del «modello-Ercolano», grazie a cui la città degli Scavi è riuscita a sconfiggere la camorra. «E’ stato il coraggio della paura», sorride Raffaella Ottaviano, appoggiando la mano su una pila di articoli di giornali, libri e dvd in cui viene raccontata la sua lotta ai re del pizzo. In città è conosciuta semplicemente come «Lella», la prima donna – era il 2004 – pronta a sfidare, insieme alla propria famiglia, le organizzazioni malavitose del territorio. Erano gli anni di piombo a Ercolano, quando il fenomeno-racket colpiva l’80% degli esercenti. E a chi non pagava arrivavano scariche di fucile nelle serrande dei negozi. I libri mastro in possesso dei magistrati raccontano di anni di soprusi ai danni di commercianti e imprenditori costretti a pagare in cambio di «protezione».
Il cambio di rotta
Poi la storia è cambiata, come testimonia l’ultima sentenza emessa dal gup Paola Cervo del tribunale di Napoli con cui sono stati condannati 8 capi e gregari delle due cosche. Un verdetto accolto con soddisfazione all’ombra del Vesuvio: «Ho avuto fiducia nelle istituzioni, non mi pento di nulla – sottolinea Raffaella Ottaviano, guardando la rinata via IV Novembre -. La storia della nostra crociata anti-pizzo è nota: oggi, a distanza di 10 anni dalla prima denuncia, vedo una città diversa. Ercolano è stata liberata, tutti gli esercenti sono più sereni. Ripercorrere il mio calvario non è facile, ma voglio dire ai miei colleghi: denunciate. Denunciate sempre, alzate la testa e dite no ai clan».
Il coraggio della paura
Tutto cominciò nel 2004, quando «Lella» trovò il coraggio della paura. «Quando mi sono trovata davanti agli occhi quegli uomini pronti a intimarmi di pagare e in cambio mi avrebbero lasciata stare – ricorda Raffaella Ottaviano – ho avuto più paura di aprire la cassa e consegnare soldi che non di ribellarmi. Avevo paura di non avere il coraggio di “disubbidire”. La paura di tacere, insomma, mi ha sempre fatto più paura di non denunciare: così, mi sono decisa a dire no al pizzo, correndo all’istante dai carabinieri». Raffaella Ottaviano negli anni è diventata «leggenda», un punto di riferimento per gli esercenti, i magistrati, i carabinieri e i politici: all’interno del suo negozio in via IV Novembre c’è il riconoscimento consegnatogli dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
L’associazione anti-racket
Sostenuta dall’ex sindaco Nino Daniele e poi da Vincenzo Strazzullo ha fondato l’associazione Antiracket a Ercolano di cui è presidente onorario. Oggi legge della condanna a complessivi 52 anni di reclusione ai danni di storici esponenti della malavita organizzata e il suo volto si illumina di soddisfazione perché rappresenta l’ennesima vittoria del modello-Ercolano. «Non abbiate paura – l’appello di Raffaella Ottaviano ai commercianti della città degli Scavi – perché quella stessa paura è più nociva di tacere, ma trovate il coraggio nella paura. Le istituzioni per me ci sono sempre state, non mi hanno mai lasciata sola. Sono convinta che oggi le azioni contro le cosche sono efficaci. Ricordo i tempi in cui mi rappresentavo da sola nei processi, senza neanche un legale: non mi sono mai fermata».
L’unione fa la forza
Pochi metri più su, invece, c’è un negozio di libri. Il titolare – associato della Fai di Ercolano – riprende il discorso di «Lella», ma mette in guardia i commercianti: «Questo fenomeno è stato letteralmente dimezzato grazie all’impegno di Raffaella e delle istituzioni, ma basta un attimo per sprofondare nell’incubo: basta che 7-8 di loro decidano di ripercorre le strade di quei camorristi perché a Ercolano ritorni il racket. L’impegno dell’associazione e delle istituzioni non deve mai venire a mancare, non dobbiamo mai dimenticare quello che abbiamo passato. Non ci dobbiamo mai sentire al sicuro e abbassare la guardia. Ci vuole un attimo per tornare all’inferno e una vita per risalire». Anche il sindaco Ciro Buonajuto ha espresso la propria soddisfazione: «Ha vinto anche il Comune di Ercolano che si era costituito parte civile nel processo a carico degli 8 boss e gregari condannati a 52 anni e ha visto riconosciuto il danno subito da un’intera città. Otto condanne agli estorsori che avevano seminato il terrore tra i commercianti di Ercolano: il processo concluso l’altro giorno ha confermato lo straordinario lavoro svolto dai cittadini, forze dell’ordine e magistratura per debellare la camorra. Il Comune sarà sempre dalla vostra parte».