L’indiano Kaala Paani, serie tv survival drama in salsa medical di Netflix, per certi versi ricorda Lost: una miriade di personaggi, bloccati su un’isola, deve sopravvivere a mali misteriosi e organizzazioni funeste. A dirla tutta, c’è poco altro di affine, ma le due serie hanno lo stesso potere di ammaliare lo spettatore. Ambientata in un futuro molto prossimo, nel 2027, tra le pittoresche e selvagge isole Andamane e Nicobare, segue le vicende di turisti, locali e tribù originarie della zona bloccati dalla quarantena dopo la diffusione di una letale malattia. Ben lungi dall’essere un semplice survival, Kaala Paani affronta molteplici tematiche delicate e spinose: fin dove si può spingere l’uomo, anche una brava persona, per proteggere chi ama? Quali menzogne può adottare un governo, a scapito dei cittadini, per contenere l’epidemia? Quali sono i limiti della moralità quando si tratta di salvare i più sacrificando i pochi? Il nome Kaala Paani rievoca la storica e famigerata galera colonialista, sottolineando lo stato di prigionia delle persone trattenute sulle isole. Il cast è corale, e nella narrazione si incrociano una miriade di personaggi, ognuno con la propria parabola personale che si intreccia ad altre collettive. A volte la trama si infittisce tanto da risultare ostica da seguire, altre la narrazione è un po’ dispersiva o si perde in storie meno accattivanti.
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di Lorenza Negri www.wired.it 2023-10-20 12:00:00 ,