Se c’è un simbolo di Taiwan, questo è forse rappresentato proprio dalla miriade di mercati notturni dislocati su tutta l’isola. Ogni città, grande o piccola, ogni villaggio ne ha almeno uno. Polo di attrazione della vita sociale taiwanese. Aperti 365 giorni all’anno, dal tramonto a notte fonda. Immancabilmente. A dominare la scena è, come sempre il cibo. Piacevole scoperta per chi fatica ad adattarsi agli orari di cena anticipati rispetto all’Europa meridionale. Insomma, ci si può tranquillizzare, perché dopo cena si va a fare la passeggiata al mercato notturno. O si cena direttamente qui.
L’atmosfera è vibrante. Solitamente i mercati notturni si dislocano lungo una strada dritta. Bancarelle ai due lati ma anche al centro, separando la strada esattamente a metà con due corsie. Negozietti e ristorantini con tavolini all’interno o all’esterno, bancarelle dove ordinare tra la folla, griglie più o meno improvvisate. Lo scenario presenta soluzioni diversissime tra loro ma con un minimo comune denominatore: il cibo di strada, sì, ma di alta qualità. Tanto che alcune delle bancarelle dei mercati taiwanesi (come quelle di vari altri luoghi in Asia) figura tra i riconoscimenti Michelin.
Non c’è solo il cibo. Non ci sono solo le bevande. Ci sono anche vestiti, gadget, giocattoli per bambini. E i mercatini notturni sono un luogo per tutti. Gli adulti che cercano la pietanza succulenta da scoprire o da ritrovare, i più piccoli che giocano alle varie attrazioni in stile luna park, gli anziani che giocano a carte, a dadi o a mah jong. Insomma, si tratta di luoghi di grande socialità. Sullo sfondo (ma neanche troppo, visto il volume quasi sempre molto alto) musica che sembra molto spesso uscita dalle fiere di una ventina di anni fa. Col basso invadente e ritmo sincopato da remix di musica da discoteca di fine Novanta o inizio Duemila.
Un caos organizzato del quale è difficile non innamorarsi, anche perché conquista partendo dal palato. I piatti che vi si trovano sono tanti e diversissimi tra loro. Ovviamente tipici e pressoché introvabili in Italia o in Europa, talvolta ostici. Come per esempio il brodo di serpente molto diffuso nei vicoletti nei pressi de tempio di Shandao, uno dei più celebri di Taipei. Ma la scelta è davvero infinita e, superate le timidezze degustative e linguistiche, chiunque può trovare il modo di uscirne soddisfatto.
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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2023-08-23 04:20:00 ,