Non si può nascondere che alcune trovate narrative, soprattutto quando Berlino deve sedurre Camille, la moglie del direttore, sembrano un’evoluzione testosteronica de Il favoloso mondo di Amélie, con tutte le ingenuità zuccherine e le forzature del caso. Ma in qualche modo questo era un effetto voluto: “A volte la stampa apprezza tutto ciò che è complesso e tormentato, forse è una specie di senso di colpa giudeo-cristiano, però io penso che la vera sfida sia raccontare qualcosa di leggero, anche se non necessariamente superficiale”. Anche questo Berlino più giovane sembra meno torbido di quello de La Casa di carta, anche se sotto la superficie il suo cuore rimane lo stesso: “Non bisogna dimenticare che è un personaggio indifendibile, manipolatore, il peggiore di tutti. Ma noi non facciamo il catechismo, non vogliamo offrire modelli. Però in me le sue contraddizioni risuonano, anche se è ai miei antipodi. A salvarlo è la sua fame continua di vita”.
Pedro Alonso non può che difendere, in effetti, il personaggio che gli ha dato una fama planetaria: “Quando ho accettato quel ruolo ero già in una fase della mia vita in cui stavo ripensando la mia professione, volevo mettere più distanza”, ci confida: “Io mi sento quasi un sopravvissuto rispetto alla mia professione, non avrei immaginato tutto questo. Ora però mi tutelo apparendo, sparendo, ritornando, ma soprattutto diversificando le mie varie attività”. Nel 2020 è uscito per esempio il suo primo romanzo, Libro di Filippo, che contiene anche alcuni suoi acquerelli, altra sua passione. Pure Alonso, del resto, sembra magnatico e sfuggente come il suo antieroe seriale. I fan de La Casa di carta troveranno nello spin-off Berlino tutti gli elementi tipici che li hanno intrigati fin dal principio (anche la passione per le canzoni italiane, questa volta citofonare Albano), ma al contempo saranno esposti a sfumature nuove, forse più vivaci e accecanti, a volte quasi disorientanti. E anche se questa è una miniserie, possiamo scommettere che difficilmente Berlino si arrenderà a non tornare mai più.
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di Paolo Armelli www.wired.it 2023-12-29 14:30:00 ,