All’ospedale Molinette di Torino è stato asportato un tumore ovarico di 70 chili dall’addome di una donna. Era arrivata in pronto soccorso in condizioni critiche perché la massa, di origine ovarica, era cresciuta al punto da ostruire completamente l’addome e impedirle di respirare autonomamente.
La storia clinica
La prima cosa da precisare, comunque, è che il tumore era di origine benigna. Si trattava di un cistoadenoma dell’ovaio, un tumore non canceroso che si origina dalle cellule sulla superficie dell’ovaio e che può raggiungere anche grandi dimensioni. Nonostante questo, comunque, la situazione clinica della donna era gravissima, e sono stati necessari due interventi a distanza di alcuni giorni per salvare la vita, perché la massa impediva il funzionamento corretto degli organi addominali. Il primo, eseguito in urgenza, era volto a rimuovere la parte cistica della lesione, che raccoglieva circa 52 litri di liquido. Il drenaggio ha permesso di estubare la paziente – che all’arrivo in pronto soccorso non riusciva a respirare in maniera autonoma –, di superare la fase critica ed eseguire gli esami necessari alla diagnosi. Il secondo intervento, invece, è servito per asportare il tumore vero e proprio, una massa che era cresciuta fino a raggiungere i 25 chili, un caso senza precedenti in letteratura. Dopo alcuni giorni in terapia intensiva e il successivo trasferimento in reparto, la donna è stata dimessa.
“Il tumore ovarico, appunto, era composto da una parte solida che occupava tutta la parte posteriore dell’addome, e anteriormente da una formazione cistica a contenuto fluido che era preponderante come dimensioni. Come dimensioni, direi oltre mezzo metro di diametro, per un peso complessivo che superava i 70 chili”, racconta Francesco Moro, il chirurgo che ha eseguito l’operazione. “La neoplasia è stata asportata in maniera radicale, anche perché queste formazioni benigne hanno una crescita di tipo espansivo e non infiltrativo. La funzionalità degli organi addominali è stata compromessa solo temporaneamente a causa della presenza della massa ed è stata completamente ripristinata, senza conseguenze, dopo l’asportazione e durante il periodo post-operatorio. Il rischio di recidiva non è nullo, ma non è elevato”.
Come può crescere così tanto
Tumori come quello asportato a Torino sono generalmente asintomatici (almeno in una prima fase) e crescono lentamente. Dolore addominale e complicazioni che interessano altri organi compaiono solitamente solo quando la massa tumorale ha già dimensioni importanti. Per questo, i cistoadenomi dell’ovaio vengono diagnosticati per lo più durante le visite ginecologiche di routine, in seguito alle quali si decide il trattamento giusto per rimuoverli. Nel caso della donna operata all’ospedale Molinette, però, questo non era avvenuto.
“Si tratta di un caso che definirei infrequente, per non dire unico”, commenta Moro. “Se non fosse stato un tumore benigno, sicuramente non avrebbe potuto raggiungere queste dimensioni. Solitamente, vengono asportati molto prima: possono arrivare a pesare anche due o tre chili, già a dieci chili siamo nell’eccezionalità. In questo caso, le dimensioni erano davvero imponenti e il tumore ovarico, di fatto, è come se fosse diventato maligno. Istologicamente, le cellule non erano maligne, ma il fatto che ha messo a rischio la sopravvivenza della paziente lo rende tale”.
Non sarebbe possibile, secondo il chirurgo, non accorgersi di un tumore di simili dimensioni. Non risulta, però, che vi fosse una diagnosi effettuata prima dell’ingresso d’urgenza all’ospedale di Torino. Per raggiungere dimensioni così grandi ci vogliono almeno due anni. Non esiste una regola vera e propria, comunque, soprattutto per quanto riguarda la componente fluida del tumore che invece può aumentare in tempi relativamente rapidi.
“In generale – spiega il chirurgo – quando un tumore come questo supera i 10-12 centimetri diventa evidente e comincia a manifestarsi con disturbi a livello fisico. Dipende, però, anche dalla corporatura del paziente. Se la persona colpita è obesa ad esempio, ma non è questo il caso della paziente operata a Torino, il margine è più ampio ed è possibile che si noti più tardivamente”.
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di Valentina Guglielmo www.wired.it 2022-11-02 12:01:15 ,