Oggi è venerdì 17. Si dice si tratti di un giorno sfortunato, soprattutto in Italia dove – da sempre – cabala e superstizione si accompagnano alla cultura popolare. Ma perché proprio la combinazione tra questo numero e questo giorno della settimana hanno portato con il passare dei secoli a questa credenza? Partiamo subito dal fatto che la tradizione del venerdì 17 come giorno sfortunato è tutta italiana. In altri paesi occidentali come Stati Uniti, Finlandia, Regno Unito, infattim, si dice che ad avere la fama di “giorno negativo” sia invece il venerdì 13 a portare sfortuna, dal momento che viene dopo il 12, numero considerato magico perché rappresenta la perfezione: sono 12 i segni zodiacali, 12 gli dei dell’Olimpo, 12 gli apostoli, 12 i mesi ecc. E allora da dove nasce questa differenza?
Cosa sappiamo:
Le probabili origini della eptacaidecafobia
Bisogna subito precisare che la paura del 17 in Italia è molto radicata, tanto che a bordo di aerei e treni, spesso, non sono presenti sedili che portano come questo numero. Stessa cosa avviene per camere d’albergo e letti d’ospedale: questo “terrore” è stato ribattezzato eptacaidecafobia, che dal greco si può tradurre letteralmente come “fobia per il numero 17”.
Secondo molti, le origini di questa credenza risalgono addirittura all’antica Roma: grazie a un aneddoto legato al numero diciassette tradotto in numeri romani. La cifra, se espressa alla maniera dei centurioni è XVII, ma il suo anagramma forma la parola VIXI. Il significato di questo termine è il passato remoto del verbo vivere, vissi, che potrebbe essere tradotto anche al passato prossimo “ho vissuto”. In altre parole, il significato traslato è “Sono deceduto”. Ovviamente, la credenza del venerdì diciassette può essere fatta risalire anche sostrato religioso presente nella cultura del nostro Paese. Il 17 dicembre e il 17 febbraio, nella Roma antica, si celebravano rispettivamente i Saturnalia e Quirinalia, feste in onore degli dei Saturno e Quirino, date che successivamente il Cristianesimo avrebbe demonizzato in quanto celebrazioni pagane. Gettando così un’ombra di sventura sui giorni legati alle feste.
Inoltre nella Bibbia si racconta che il Diluvio universale avvenne il giorno 17 del secondo mese. Insomma, un’altra catastrofe che non giova alla nomea del 17. Nella tradizione ellenistica, invece, la cultura della maledizione del venerdì 17 è legata alla matematica. Questo perché Pitagora e i suoi seguaci lo consideravano la cifra dell’imperfezione tanto da disprezzare il numero 17 in quanto si trova fra il 16 e il 18, due numeri considerati la pura rappresentazione dei quadrilateri 4×4 e 3×6.
La combinazione col venerdì e altre teorie sul 17
E il venerdì cosa c’entra? Anche qui il riferimento è strettamente collegato al Vangelo, perché il venerdì è legato alla passione e morte di Gesù Cristo. Ma ci sono anche riferimenti storici legati al terrore del 17, che fa riferimento alla battaglia di Teutoburgo, avvenuta nel 9 dopo Cristo, quando i romani si scontrarono con i germani di Erminio. In quella battaglia le legioni XVII, XVIII e XIX vennero distrutte e a quei numeri venne associata morte e sventura, senza mai essere più riassegnati a nessuna legione. La sfortuna del 17 è stata confermata anche dalla smorfia napoletana, secondo cui il numero sarebbe legato alla disgrazia.
A “salvare” il 17 è soltanto la Cabala ebraica, dove invece al numero 17 viene assegnata una funzione benefica, poiché nasce dalla somma numerica delle lettere ebraiche têt (9) + waw (6) + bêth (2). L’unione di queste nella lettura, porta a pronunciare la parola tôv, che significa dire “buono, bene”.
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di Daniele Polidoro www.wired.it 2023-03-17 05:50:00 ,