Una pessima annata, per citare (al contrario) il bel film di Ridley Scott del 2006. Il 2023 è stato uno degli anni peggiori negli ultimi vent’anni per il vino italiano, secondo l’Osservatorio di Uiv-Vinitaly. Se a soffrire è la quantità di uve raccolte – da Nord a Sud – dovrebbe almeno beneficiarne la qualità di molte importanti denominazioni dello Stivale, e in particolare di vini rossi. Ma i cambiamenti climatici e gli effetti che inducono sulle coltivazioni non sono solo presenti nei dati, ma evidenti agli occhi di tutti. Per questo, il settore vitivinicolo italiano da tempo sta studiando l’adozione del precision farming e di tutti i tools dell’agricoltura 4.0 per fronteggiare la crisi produttiva, ripristinare i volumi e addirittura crescere in efficienza, qualità, prospettive di sviluppo. Wired ha intervistato Palma Esposito, responsabile settori vitivinicolo ed olivicolo di Confagricoltura. A tal proposito, la confederazione sarà presente alla Milano Wine Week, fino a domenica 15 ottobre, con la Confagri Wine Boat: un battello per incontrare le aziende vinicole e degustare i migliori vini italiani, navigando lungo il Naviglio Grande, dove si terranno incontri con i buyer di Stati Uniti, Thailandia, Corea del Sud, Regno Unito, e ci saranno degustazioni e attività aperte al pubblico.
Il boom del precision farming nel settore vitivinicolo
Secondo l’Osservatorio Smart Agrifood, l’agricoltura 4.0 in Italia non solo è in crescita: il nostro è il paese dove l’adozione di queste nuove tecnologie è aumentata di più in assoluto nel 2022. “Abbiamo registrato una crescita del 31% in Italia del precision farming, con aumento della superficie interessata da attività nei campi italiani dell’8%.
In Italia, il precision farming in ambito vitivinicolo funziona anche in cantina e nella distribuzione: non solo in campo. La responsabile spiega che l’imprenditore del settore vitivinicolo è lontano dallo stereotipo tradizionale: “Sono professionisti molto vivaci, apprezzano molto l’importanza dell’innovazione. E da imprenditori sono molto attenti a tutti gli strumenti che possano creare efficienza energetica”. Sensoristica e applicazione di droni: questi ultimi tool aiutano a massimizzare il potenziale del vigneto. E anche l’etichetta sulle bottiglie ha la sua evoluzione digitale: “Una soluzione che consigliamo, supportata anche dalle ultime normative, e che consente di contenere moltissime informazioni sul prodotto e le sue caratteristiche”. Ingredienti, elementi nutrizionali e altre qualità che prima non eravamo pronti a vedere riferiti ad una bottiglia di vino.
Le tecnologie per contrastare gli effetti del climate change
Per contrastare l’impatto dei cambiamenti climatici, il settore vitivinicolo italiano centrato sul campo cerca soluzioni più produttive per i vigneti, al fine di rendere le piante sempre più resistente. “Puntiamo molto sul monitoraggio preventivo: se la pianta va in stress idrico, come influisce la temperatura esterna, e quali sono i fattori che possono mettere in pericolo la coltura. Lavoriamo molto sulle varietà, cercando di ottenere uve sane”. Nello specifico, Esposito cita ancora l’apporto potenziale dei droni e come concretamente avrebbero potuto influire positivamente per ridurre i danni estivi. Come visto, quest’estate il cambiamento climatico ha avuto un effetto fortissimo sulla produzione: le piogge forti da maggio a giugno hanno favorito attacchi di malattie funginee, a volte mai viste. “Questa situazione ha portato ad una riduzione di quasi 6 milioni di ettolitri quest’anno nella produzione vitivinicola.
Vino in Italia: cosa serve per il futuro
Soprattutto, fare ricerca. Con un attenzione particolare alle tecniche di evoluzione assistita (Tea). “Su queste ci stiamo concentrando molto, perché attraverso queste tecnologie si riuscirà a contrastare in modo efficace molte fitopatologie. E poi l’attenzione del settore a una migliore sostenibilità, e quindi ad avere un vigneto che richieda sempre meno trattamenti e magari sia anche utile per l’agricoltura biologica, è di estremo interesse”. Nulla a che vedere con gli ogm, per esser chiari: le Tea lavorano sul carattere di resistenza delle piante. In Italia si usano soprattutto tecniche di gestione di genoma editing, che inseriscono un gene all’interno della pianta. “Non è una pianta mutata ma una pianta con un nuovo gene della resistenza: è un processo che avviene anche in natura, solo che qui viene inserito in modo specifico, accelerando l’iter classico”.
Tanto che l’Unione europea, attraverso l’ultima Pac, ha inserito la possibilità di adottare inserire questi ibridi anche nei vigneti doc. Noi italiani siamo perfino più cauti: “Attendiamo ancora qualche valutazione da terminare da parte del Ministero competente e degli stessi produttori. Ad esempio stiamo valutando la percentuale di queste varietà alla base specifica di una denominazione”. In altri paesi c’è un approccio un po’ più flessibile, ampia: in Germania o Francia i vigneti ibridi sono già più in fase di avanzata sperimentazione. Guardando invece al di fuori dell’Europa a a paesi modello per il futuro nello sviluppo del settore vitivinicolo, sicuramente gli Usa e la California sono un punto di riferimento perché lì “il sistema universitario e della ricerca dialoga molto con le imprese vitivinicole. Anche per l’Italia vorremmo ci fossero fondi per fare grandi investimenti in ricerca. E magari avere un piano di straordinario di intervento nel settore per favorire l’introduzione delle innovazioni tecnologiche”, conclude Palma Esposito.
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di Gianluca Schinaia www.wired.it 2023-10-11 15:27:08 ,