Voto elettronico, come funziona la prima simulazione di voto elettronico in Italia

Voto elettronico, come funziona la prima simulazione di voto elettronico in Italia

Voto elettronico, come funziona la prima simulazione di voto elettronico in Italia


È questo ufficio che a luglio assegna il progetto a una cordata di imprese che già lavora ai sistemi informatici del servizio elettorale del Viminale. Capofila è la filiale italiana di Accenture, multinazionale della consulenza in ambito tech, e ne fanno parte la controllata Accenture technology solutions srl e Inmatica, fornitore di servizi informatici per la pubblica amministrazione.

A giugno del 2021 la cordata ha siglato un contratto quinquennale da 3,8 milioni per lo sviluppo e la manutenzione dei sistemi informatici del Viminale dedicati alle elezioni, battendo il gruppo informatico Present. Le attività sono in linea con quelle che il Viminale cerca per il voto elettronico: creazione di una app per votare, dotata di tutti gli accorgimenti per identificare l’elettore, garantire l’integrità della preferenza e la non coercizione; raccolta e trasmissione dei dati; elaborazione del risultato e corretta attribuzione dei voti. Per questo il ministero decide di affidare il lavoro alle stesse persone. Conta anche la questione interoperabilità, dato che il portale del voto elettronico deve dialogare con i sistemi informativi del Viminale sviluppati dal gruppo.

Il 14 luglio viene firmata un’aggiunta al contratto di 960.786,78 euro. A settembre, inoltre, la cordata incassa altri 626mila euro, che coprono le prestazioni aggiuntive realizzate nel 2022. Come quelle per le elezioni anticipate, svolte in estate.

Come funziona la piattaforma di voto

Del portale E-vote si sa poco. I bandi non descrivono gli aspetti tecnici e il ministero dell’Interno non ha risposto alle richieste di Wired in merito alle tecnologie adoperate, alle misure di sicurezza e a eventuali prove condotte prima del test. Né lo ha fatto Accenture, rimandando la palla al dicastero di Piantedosi.

Tuttavia dagli appalti emergono alcuni acquisti finalizzati al rafforzamento delle difese informatiche. Il 10 novembre il Viminale approva la spesa di 80 euro per due certificati Secure sockets layer (Ssl, un protocollo che consente la trasmissione di informazioni in modo criptato) aggiuntivi ai due già esistenti installati su web server Apache, una piattaforma open source. Dal documento emerge anche l’indirizzo del sito di voto, evote.interno.gov.it, e gli standard di cifratura dei certificati (SHA-2 a 256 bit).

La scelta degli standard è la più alta, per rendere il sito inviolabile – spiega a Wired Pierluigi Paganini, esperto di cybersecurity e intelligence -. I certificati servono a riconoscere la validità delle chiavi di autenticazione. L’obiettivo, in questo caso, è impedire che una terza parte, un attore malevolo, possa intromettersi tra il votante e il portale di voto, modificando la preferenza, annullandola o re-indirizzando l’utente su un sito falso”. Insomma, compromettendo e manipolando i risultati delle elezioni. A fornire i certificati è Tim, che guida anche la cordata composta con i gruppi informatici Almaviva e Netgroup, i consulenti di Kpmg e Reevo, specializzata in cybersecurity, a cui è stato affidato il 16 novembre l’appalto da 36.575 euro per condurre una serie di penetration test sul portale di voto elettronico. L’Acn ha richiesto al Viminale una relazione “che attesti la robustezza del sistema di e-vote in fase di realizzazione” prima del varo.

Gli esperimenti passati

Non è la prima volta in cui in Italia si sperimenta il voto elettronico. A parte l’uso in università o ordini professionali per consultazioni interne, specie dopo la pandemia che ha remotizzato molti processi, e il voto via tablet in Lombardia nel 2017, il voto elettronico è stato adoperato dalla Farnesina nelle elezioni del 3 dicembre 2021 di 11 comitati degli italiani all’estero (Comites, organi di rappresentanza che interagiscono con ambasciata e consolato), sostenuto da un investimento di 9 milioni e con un sistema basato su blockchain, il portale IoVoto. Il suffragio digitale non ha sostituito le preferenze per posta e solo dove sono stati raccolti più di venti voti, si è effettuato lo scrutinio dell’urna digitale.



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di Luca Zorloni www.wired.it 2023-11-24 06:00:00 ,

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