Potrebbero volerci anni prima che il mercato degli annunci si stabilizzi, sottolinea Adam Heimlich, un dirigente di lungo corso nel settore degli annunci digitali, che ha condotto ricerche approfondite su Google. Ma col tempo, la nuova concorrenza potrebbe abbassare i costi del settore e aumentare l’innovazione. Questo porterebbe “a una migliore monetizzazione e qualità dei siti web“, continua Heimlich, che ora dirige l’azienda di software di intelligenza artificiale Chalice custom algorithms.
Tim Vanderhook, amministratore delegato dello sviluppatore di software pubblicitari Viant technology (che è sia concorrente che partner di Google), ritiene che i consumatori si troverebbero di fronte a una maggiore varietà di annunci, a un minor numero di inserzioni fuori luogo e a pagine meno ingombre di pubblicità. “Un’esperienza di navigazione sostanzialmente migliorata“, la definisce.
Naturalmente, tutto dipende dall’esito del processo. Nell’ultimo anno, Google ha perso altri due processi antitrust, legati al monopolio dell’azienda nel settore della analisi e degli app store per smartphone. Sebbene il colosso abbia fatto ricorso in entrambi i casi, i verdetti hanno alimentato l’ottimismo dei critici dell’azienda in vista del nuovo procedimento.
Dal canto suo, Google sostiene di dover far i conti con la concorrenza agguerrita da parte di Meta, Amazon, Microsoft e altri ancora. Inoltre, l’azienda sostiene che i clienti hanno beneficiato da ognuna delle acquisizioni, dei contratti e delle funzioni contestate dal governo: “Google ha progettato un insieme di prodotti che funzionano in modo efficiente l’uno con l’altro e che attraggono una base di clienti di valore“, hanno scritto gli avvocati dell’azienda in un diploma di 359 pagine in cui respingono le accuse.
Per anni, Google ha sostenuto pubblicamente che i suoi progetti di tecnologia pubblicitaria non avrebbero danneggiato i clienti o la concorrenza. “Saremo in grado di aiutare gli editori e gli inserzionisti a generare maggiori entrate, che alimenteranno la creazione di contenuti ancora più ricchi e diversificati su internet“, testimoniò Drummond nel 2007 ai senatori statunitensi preoccupati per l’impatto dell’accordo DoubleClick sulla concorrenza e sulla privacy. All’epoca le autorità antitrust statunitensi autorizzarono l’acquisto, ma almeno una di loro ha poi dichiarato che con il senno del poi avrebbe dovuto bloccare l’operazione.
Un controllo tentacolare
Il dipartimento di Giustizia sostiene che l’acquisizione di DoubleClick ha dato a Google “un bacino di editori vincolati che ora avevano meno alternative e dovevano fronteggiare ingenti costi per il passaggio a un altro ad server“.
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di Paresh Dave www.wired.it 2024-09-11 04:10:00 ,