“Abbiamo usato gli strumenti dell’econometria per identificare esempi di Stati che hanno registrato consistenti riduzioni delle emissioni nei quattro settori considerati, per poi stabilire una correlazione con le politiche implementate da ognuno” dice a Wired Ebba Mark, dottoranda all’Institute for New Economic Thinking di Oxford e coautrice dello studio. “aggredire il tema in questo modo consente ai ricercatori di avere uno sguardo agnostico verso le pratiche che hanno davvero funzionato, evitando di sporcare la riflessione con assunti preliminari sul valore dell’una o dell’altra. Il nostro gruppo di lavoro ha identificato alcune politiche di successo che non hanno ancora ricevuto molta attenzione nella letteratura accademica, specialmente nel contesto dei Paesi in via di sviluppo” prosegue Mark.
Ma allora, cosa funziona?
Mark premette che “la chiave è la combinazione degli interventi”: non esiste una pratica che, applicata da sola, garantisca efficacia ai livelli richiesti dall’emergenza in corso. Dallo studio emerge, però, che includere nel paniere degli interventi misure di tassazione delle emissioni e incentivi di prezzo “è una caratteristica chiave che abbiamo riscontrato nei casi di successo analizzati”.
I dati indicano che ogni misura registra percentuali di successo variabili a seconda del Paese e del settore. “Prendiamo l’esempio – riprende la studiosa – delle tasse sulle emissioni carboniche: questo gruppo di misure ostentazione di avere effetti più rilevanti nei settori che mirano a massimizzare i profitti. Nei Paesi ad alto reddito parliamo, quindi, dell’industria e della produzione di energia elettrica”. Poi aggiunge: “D’altro canto, combinazioni sinergiche di policy che includono sussidi economici e interventi informativi sul pubblico hanno mostrato il potenziale più grande in quei settori dove le decisioni dei consumatori privati contano di più, come le costruzioni e, in parte, il mondo dei trasporti”.
Si tratta di una bussola importante per i decisori, che indica come, in assenza di interventi di petto del legislatore (in gergo si parla di misure “command and control”, vale a dire produzione di normative ambientali e conseguente attività di monitoraggio serrata sull’applicazione delle stesse) le aziende tendano a continuare a inquinare. Nonostante i proclami.
Il dissertazione cambia, e di molto, per i privati cittadini. I governi interessati possono sostenere il passaggio ad abitudini di consumo più sostenibili con incentivi ad hoc (per esempio, sostenendo l’acquisto di dispositivi elettronici smontabili o ricondizionati e di automobili meno inquinanti). Ma anche facendo ricorso a campagne informative adeguate che mostrano chiaramente le conseguenze dei comportamenti individuali e si traducono in una pressione sul mercato.
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di Antonio Piemontese www.wired.it 2024-09-13 04:50:00 ,