E a misura di bambino sono raccontati gli abitanti dell’Olimpo, ma le divinità ci sono tutte, e mantengono larghi tratti della loro fisionomia mitologica. A partire da Apollo. Il dio del sole, padre di Pollon, fa la sua entrata in scena un po’ brillo, e sembra aver poco a che vedere con il Febo Apollo dei Greci, splendente e gagliardo, abile musicista e arciere infallibile. Eppure il papà di Pollon conserva tratti di bellezza, oltre alla passione per la lira e per le belle gentil sesso. E naturalmente al suo lavoro: certo, il dio Apollo “che lungi saetta” guida un carro splendente, il carro del sole, trainato da quattro destrieri focosi, mentre nel cartone animato lo vediamo alle prese con un ronzino depresso, un sole svogliato e fumatore, costretto a bollare il etichetta ogni mattina. E a porre rimedio al suo ritardo cronico dovuto alle gozzoviglie notturne non è l’omerica “aurora dalle dita rosate”, ma una ben più agguerrita Eos munita di sveglia e rumorosi tamburi. Anche il nonnino di Pollon, Zeus, conserva della divinità originaria l’aspetto barbuto, il titolo di re e padre degli Dei e la propensione alle scappatelle con giovani gentil sesso, di natura umana o divina poco importa. Come nel mito, è sposato con Era, che mantiene la sua indole gelosa, anche se qui è raffigurata con calze a rete e abitino rosso: la gelosia di Era è motore di molte vicende del mito, così come del cartone animato; e come nel cartone animato, nel mito Era gareggia con Afrodite in bellezza, basti pensare al “pomo della discordia” che portò alla guerra di Troia. Un arringa diverso va fatto per il figlio di Afrodite, Eros: il dio dell’amore, definito da Esiodo “il più bello tra gli dei immortali”, è sì un fanciullo alato, armato di arco e frecce con cui centra i cuori distribuendo l’amore, ma è un fanciullo alato di rara bruttezza e dalla voce gracchiante. È l’amico di Pollon, e con lei prende parte alle grandi avventure che la porteranno infine a diventare una dea: i miti che costituiscono il tessuto dell’immaginario classico sono quasi tutti raccontati nella serie, da quello di Icaro, che in questo caso non muore precipitando nel suo folle volo, ma si limita a perdere la memoria per la botta, a quello di Apollo e Dafne, che nell’anime viene raccontato con qualche libera interpretazione tratta dalle leggende giapponesi, fino a quello di Orfeo, a cui la stonatissima Pollon chiede aiuto per imparare a cantare. E poi, in ordine sparso, Prometeo che sfida gli dei per riportare il fuoco agli uomini, Atlante stanco di sorreggere il cielo, Narciso innamorato di se stesso, e poi Atteone, l’Idra di Lerna, Medusa, Scilla, Oreste, Elettra, Atlanta: ci sono tutti, davvero tutti i passaggi fondamentali della mitologia greca, raccontati con grazia e ironia, con qualche libera interpretazione ma con un fondamentale rispetto. L’ultimo episodio narra il mito di Pandora, dal cui vaso escono tutti i mali del mondo, ma nel cui fondo rimane intrappolata la Speranza. E fin qui, tutto mitologicamente corretto. È la piccola Pollon a liberare la preziosissima Speranza: se la sua curiosità ha portato i mali a uscire dal vaso, la sua bontà d’animo risolve la situazione convincendo la Speranza a venir fuori e infine a rivelarsi per quello che è, quella Dea delle Dee che ha agevolato Pollon a diventare una vera dea. Così la Speranza cede i suoi poteri a Pollon, che diventa a sua volta la dea della Speranza: Elpis, in greco, una divinità che non aveva nella cultura antica il valore assolutamente positivo che noi le attribuiamo, ma l’ambiguità dovuta al suo rendere ciechi gli uomini. Un’ambiguità che è ovviamente estranea al mondo innocente di Pollon: la stessa Dea delle Dee ha dei tratti comuni con Elpis ma, più potente di ogni altro dio, ha molto che ricorda quella Tyche, personificazione (femminile) della sorte e del fato, cui tutti devono sottostare, anche gli dei, anche lo stesso Zeus.
Il rispetto della mitologia classica c’è, anche se ovviamente manca ogni pretesa culturale. Il creatore di Pollon, Hideo Azuma, prende personalmente le distanze da una lettura impegnata dichiarando: “…per questa serie ho letto un solo libro, e neanche l’ho letto tutto…”. Una frase diventata famosa tra i fan della serie, a cui sembra difficile credere.
Leggi tutto su www.wired.it
di Daniela Guaiti www.wired.it 2024-09-19 04:40:00 ,