L’iniziativa di Letta nasce dalla necessità di arrivare a un accordo politico sulla legge di bilancio – visto che sarà esaminata solo dal Senato – ma sembra pure l’embrione di quel metodo che servirebbe per arrivare a un’ordinata elezione del capo dello Stato.
Come si sa, con il Quirinale si mettono in gioco una serie di caselle: innanzitutto il Governo, la durata della legislatura, la tenuta dei gruppi parlamentari e di conseguenza quella dei leader.
Ogni tassello può provocare una reazione a catena e sotto ci può finire uno dei capi partito come accadde a Bersani che provò a eleggere un presidente solo contando sul suo schieramento ma fu tradito dai suoi.
Ora il Parlamento è perfino più sfilacciato di quello che uscì dal voto del 2013 – quando per la prima volta si entrava nel tripolarismo con il boom dei 5 Stelle – perché le divisioni covano dentro ciascuna forza.
Insomma, Letta che a quel tempo di Bersani era il vice, sembra aver appreso la lezione e attraverso la legge di bilancio cerca di impostare una regia comune – o almeno in parte condivisa – con gli altri leader.