alla democrazia serve tempo- Corriere.it

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di Virginia Piccolillo

Ceccanti: «La soglia deve essere alzata a 800 mila». Stajano: «C’è un eccessivo ricorso anche su temi sensibili a uno strumento troppo radicale, perché tenta una soluzione semplice a problemi complessi»

Fa riflettere i costituzionalisti la raccolta in modalità online delle firme per i referendum. Un po’ per il record delle 500.000 firme in 7 giorni per la legalizzazione della produzione di cannabis per uso personale
. Un po’ in vista del nuovo referendum sul green pass
annunciato domenica. C’è chi propone di aumentare il numero di firme da raccogliere. Chi, riflette sul quorum. E chi vorrebbe anticipare il giudizio di ammissibilità della Corte costituzionale.

Sandro Stajano, che dirige il dipartimento di Giurisprudenza alla Federico II di Napoli, chiarisce: «Ciò che rende più fluida l’applicazione di norme democratiche va sempre bene, una volta che si sia accertato che non ci può essere una falsificazione digitale del dato (di questi tempi sembra che nessuno lo possa dire, ma non è il mio campo). Ma se l’intendimento di aumentare il numero delle firme è di rendere più difficile l’istituto del referendum secondo me non sarebbe male. Nell’attuale temperamento vi è un eccessivo ricorso anche su temi sensibili a uno strumento, secondo me troppo radicale, perché tenta una soluzione semplice a problemi complessi».

Concorda Filippo Vari, ordinario di diritto costituzionale e vicepresidente del centro studi Livatino: «Mi ha colpito il numero elevatissimo di giovani sotto i 25 anni che ha firmato il referendum sulla cannabis (che tratta anche di altre droghe). Il tema della salute e della vita merita la massima cautela. Occorre evitare che si arrivi a una democrazia semi-diretta che si fonda sulla logica del sì o no: la democrazia ha bisogno di tempo e lo strumento telematico si presta a manipolazione», dice, dichiarandosi favorevole all’aumento delle firme e al mantenimento del quorum al 50% più 1 degli elettori.

Stefano Ceccanti, giurista e deputato dem, ha proposto di innalzare a 800.000 le firme necessarie, ma di abbassare quel quorum: al 50% più 1 dei votanti alle precedenti politiche. La politica ha paura della democrazia? «Non è questo. Il sistema sembra fatto apposta per raccogliere molti quesiti e poi farli fallire. Meglio un sistema un po’ più rigoroso per entrarci, ma che consenta di uscirne. Basta una legge ordinaria per anticipare il controllo di ammissibilità della Corte Costituzionale dopo 100mila firme. Si può partire da qui».

Il costituzionalista Paolo Armaroli è convinto che il problema non sia la «tecnologia» ma le «tecnicalità» sulle quali a volte il cittadino viene chiamato a decidere senza averne gli strumenti.

Anche Daniele Trabucco, che condivide la battaglia contro il green pass, pensa che «500.000 firme avevano un senso nel ’48, ma oggi il corpo elettorale è aumentato. E aumentarle darebbe maggiore autorevolezza alla consultazione. Quanto al referendum sul green pass precisa: «È un tema molto divisivo e sarebbe importante sentire il corpo elettorale. Ma dal punto di vista tecnico non ci sono i tempi. Bisognerebbe, infatti, aspettare la conversione in legge del decreto sul green pass per evitare il rischio di trovarsi il testo modificato».

Più articolata la riflessione del costituzionalista Andrea Patroni Griffi. «Se dietro all’innalzamento del numero delle firme c’è il timore che sia più facile utilizzare il referendum come grimaldello per scardinare la democrazia rappresentativa penso che il tema sia più ampio. Se il ruolo del Parlamento è in crisi e la democrazia parlamentare segna il passo non possiamo illuderci che dipenda dal fatto che online è più facile raccogliere le firme».

19 settembre 2021 (modifica il 19 settembre 2021 | 23:21)



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Virginia Piccolillo , 2021-09-19 20:59:32
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