Pezzi fallati per alcuni Boeing. Indagini condotte dalla procura di Brindisi hanno rivelato la produzione di componenti difformi da parte delle due società locali Processi Speciali e Manufacturing Process Specification, entrambe coinvolte nella fornitura di pezzi per i Boeing 787 Dreamliner.
Come riporta l’agenzia Ansa, le irregolarità riscontrate includono in particolare l’uso di leghe di alluminio non conformi e di titanio puro invece della lega di titanio specificata nei progetti. Tali modifiche avrebbero permesso alle società di risparmiare sui costi delle materie prime, con conseguenze però potenzialmente gravi sulla sicurezza a lungo termine dei velivoli.
A livello tecnico, le forniture avrebbero comportato la realizzazione di parti strutturali con una resistenza statica e allo stress subalterno rispetto a quanto richiesto, aumentando il rischio di cedimento in situazioni critiche come gli atterraggi di emergenza. In risposta a queste problematiche, Boeing ha avviato una campagna straordinaria di manutenzione per i Dreamliner coinvolti. Anche Leonardo-Aerostrutture, azienda italiana leader nel settore aeronautico, è stata identificata come parte lesa nell’inchiesta.
Le indagini, avviate nel 2021, hanno portato al sequestro di circa 6000 componenti aeronautici non conformi e alla notifica di un avviso di conclusione delle indagini preliminari a sette persone, tra cui manager e dipendenti delle due società. Gli indagati sono accusati di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio e all’attentato alla sicurezza dei trasporti. Le perizie e le indagini, condotte anche negli Stati Uniti, hanno infatti accertato che alcuni componenti strutturali non conformi potessero a lungo andare danneggiare la sicurezza dei velivoli.
Non solo, però. Oltre al rischio per la sicurezza aerea, l’inchiesta ha rivelato un secondo filone legato all’inquinamento ambientale. Durante le operazioni di produzione, sarebbero stati smaltiti illegalmente rifiuti speciali pericolosi, contaminando il terreno fino a una profondità di tre metri nell’area industriale di Brindisi. In questo senso, le autorità hanno sequestrato 35 cisterne contenenti rifiuti pericolosi, confermando gravi violazioni delle normative ambientali.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2024-10-07 12:23:47 ,