Una giornata di caldo particolarmente intenso può rallentare un cantiere o addirittura portare alla sua chiusura temporanea. La stessa cosa accade per esempio nell’agricoltura, dove le condizioni di lavoro possono diventare insopportabili. Le alte temperature danneggiano la produttività, e con l’ingresso della Terra in quella che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha definito “l’era dell’ebollizione globale”, i danni al sistema economico mondiale saranno presto visibili. Gli analisti di Allianz, multinazionale colosso dei servizi assicurativi e finanziari, hanno esaminato il costo delle ondate di caldo che hanno colpito gli Stati Uniti, la Cina e l’Europa meridionale tra il 1 maggio e il 4 agosto, concludendo che il prodotto interno lordo globale sia diminuito dello 0,6%.
La Cina è stata colpita in modo particolarmente duro, visto che l’1,3% del suo pil è letteralmente “evaporato”, mentre il fenomeno ha interessato molto meno gli Stati Uniti, che hanno perso “solo” lo 0,3%. L’Europa si trova a metà strada: Grecia e Spagna hanno perso rispettivamente lo 0,9% e l’1% del loro pil, più dell’Italia (0,5%) e della Francia (0,1%). Secondo il report, le perdite macroeconomiche nette sono complessivamente negative, ma è probabile che siano più contenute per le grandi economie sviluppate, perché maggiormente in grado di far fronte a shock di produzione negativi, per esempio compensando la perdita di produzione in un luogo con un aumento della stessa in un altro Paese in cui operano. Gli impatti economici indiretti, di contro, sono generalmente più gravi per i Paesi a basso reddito e le economie più piccole e meno diversificate.
Lavorare con il caldo
Per stessa ammissione di Allianz, si tratta di calcoli però incompleti, che non considerano i costi associati ai disastri naturali, come gli incendi boschivi, la siccità o le gravi inondazioni che si accompagnano al surriscaldamento globale, e tengono conto soltanto degli effetti del caldo sulla produttività. In Italia, per esempio, le temperature da record del mese di luglio hanno riacceso il dibattito sulla possibilità dei lavoratori di richiedere la cassa integrazione al di sopra dei 35 gradi percepiti e in assenza di misure in grado di ridurre il rischio di colpo di calore. I dipendenti sottoposti a temperature troppo elevate riducono il proprio orario di lavoro, rallentano nelle loro mansioni e sono più propensi a commettere errori.
Secondo una ricerca dello scorso dicembre pubblicata su PubMed, la capacità di eseguire un lavoro fisico diminuisce di circa il 40% quando le temperature raggiungono i 32 gradi e precipita di due terzi quando queste sfondano quota 38°C. L’Institute of Phisics americano ha calcolato che una giornata con più 32°C percepiti abbassa il libro paga annuale dello 0,04%, pari al 2.1% della retribuzione settimanale media. A livello globale, l’International labour organization prevede che lo stress da calore ridurrà le ore di lavoro potenziali del 2,2%, l’equivalente di 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.
Contenere gli effetti negativi
Secondo il rapporto del 2022 di Lancet Countdown, nel 2021 sono state perse 470 miliardi di potenziali ore lavorative, una media di 139 ore a persona, in aumento del 37% rispetto alla media annuale nel decennio dal 1990 al 1999. Di positivo c’è che le ondate di calore, a differenza di molti altri eventi estremi naturali, sono maggiormente prevedibili. L’adattamento diventa quindi fondamentale: le perdite di produttività dovute a questi fenomeni possono essere mitigate migliorando le condizioni dei lavoratori attraverso diversi approcci tecnologici, infrastrutturali, normativi e comportamentali, che possono essere impiegati da individui, aziende e governi.
Strategie come l’ottimizzazione degli orari, il lavoro mattutino o serale e l’utilizzo di meccanismi di raffreddamento passivo possono dare risultati promettenti nell’immediato, mentre a lungo raggio dovrebbero essere integrate con misure di adattamento strutturale volte a preparare le città al cambiamento climatico, come, per esempio, l’inverdimento urbano. Interrogativi che la società deve porsi in fretta se vuole prevenire l’ennesimo effetto negativo del cambiamento climatico sul benessere comune.
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di Massimiliano Cassano www.wired.it 2023-08-18 05:00:00 ,