Lunedì 3 luglio 2023 è stato il giorno più caldo di sempre. Con 17,01 gradi, il mondo ha raggiunto la più alta temperatura media mai registrata da quando vengono regolarmente misurate le temperature. Un record che supera ogni altra rilevazione mai fatta prima, scalzando dal podio il picco precedente di 16,92 gradi toccato nell’agosto del 2016, l’anno più caldo di sempre. Si tratta dei primi colpi del fenomeno climatico chiamato El Niño, che per le Nazioni Unite aggraverà gli effetti del riscaldamento globale causato dalle attività umane.
Come riporta un noto studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental research letters, il 99% delle ricerche sul tema concorda nell’assegnare alle attività umane la responsabilità dell’attuale cambiamento climatico e del conseguente riscaldamento globale. Un incremento graduale e, sembrerebbe, inarrestabile delle temperature, causato dalle emissioni di gas serra incrementate esponenzialmente a partire dalla rivoluzione industriale.
E gli effetti sono ormai visibili ad occhio nudo e percepibili sulla pelle. Come riporta il Centro meteorologico nazionale degli Stati Uniti, per la prima volta da quando sono cominciate queste rilevazioni, la temperatura media globale ha raggiunto i 17,01 gradi, il 3 luglio del 2023. Un balzo nella colonnina sostenuto dalle ondate di caldo intenso che hanno attraversato la Cina, con i termometri sopra i 35 gradi, l’Africa, dove il mercurio è schizzato pericolosamente vicino ai 50 gradi, e anche gli Stati Uniti, con 37 temperature fino ai 37 gradi.
L’arrivo del Niño
E se il 99% degli scienziati e delle scienziate di tutto il mondo sono concordi nell’indicare come principale motore del riscaldamento climatico l’estrazione e l’uso del carbone, del petrolio e del gas, i record di temperature attuali sono stati possibili anche a causa del ritorno di El Niño. Un fenomeno periodico che solitamente coinvolge solo i paesi dell’Oceano Pacifico, ma che a causa dell’azione umana avrà un impatto su tutto il mondo.
L’ultimo passaggio di El Niño risale al 2016, che infatti risulta ancora in media l’anno più caldo mai registrato, nonostante i picchi del 2022. Ma date le condizioni attuali, causate dalle scarse azioni di contenimento e riduzione delle emissioni assunte dai governi mondiali tra il 2016 e oggi, il nuovo El Niño è destinato a portare nuovi record di temperature, più fenomeni climatici estremi e, in sostanza, più devastazione e problemi per tutte le specie viventi della Terra.
“Non è un traguardo che dovremmo celebrare” ha detto a Reuters la scienziata Friederike Otto, del centro studi sul cambiamento climatico dell’Imperial College di Londra “perché si tratta di una condanna a morte per le persone e per gli ecosistemi”.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-07-05 09:32:17 ,