Camorra, clan Di Lauro: guardaspalle prova il mitra in strada davanti alla casa del boss

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Più volte guarda l’arma da guerra che ha, la maneggia, poi la carica e scarica. Guarda ogni auto che passa, e chi è al volante già sa che se passa davanti casa del boss Salvatore Di Lauro non deve né accelerare troppo, né rallentare troppo. Lui è lì a fare la guardia armata, come un militare davanti a un obiettivo sensibile. È Salvatore Aldo ad avere il compito di proteggere la vita e i beni di Salvatore detto ‘il terremoto’, figlio del capoclan Paolo Di Lauro, fratello di Cosimo, Marco, Antonio, e Nunzio,la dinastia criminale che negli anni ha prima conquistano Mugnano, poi i quartieri di Napoli di Secondigliano e Scampia, fino a cedere spazio agli scissionisti del clan Amato-Pagano nella feroce faida del 2004-2005 in cui furono uccise quasi 90 persone in meno di sette mesi. Da qualche tempo però il clan è tornato in auge perchè i fratelli Di Lauro, ad eccezione di Cosimo in carcere dal 2005 e Marco preso a marzo scorso dopo 15 anni di latitanza, sono tutti liberi. E come fece il padre, così hanno fatto loro: hanno cercato di stare in silenzio e fare affari. Così una telecamera dei Ros dei carabinieri inquadra Salvatore Aldo (anche lui arrestato nella retata di questa notte che ha portato in carcere 13 persone delle 15 destinatarie di misura cautelare) maneggiare una mitraglietta Uzi; è davanti alla casa del boss nel rione dei Fiori a Secondigliano, meglio conosciuto come ‘il terzo mondo’, un dedalo di vicoli che ricordano tanto il centro antico di Napoli ma che invece nascondono a ogni angolo piazze di eroina, kobret, e hashish. Solo in quella zona, quindi senza Scampia e la Vanella Grassi, i guadagni sono di circa un milione di euro al mese, tra spaccio ed estorsioni.

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