Centrodestra, sì a Berlusconi (ma fumata nera sui numeri)

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Dovremo aspettare almeno un’altra settimana per sapere se Silvio Berlusconi sarà ufficialmente candidato al Quirinale. A oggi questa certezza non c’è. Nella nota diffusa ieri al termine del vertice del centrodestra ci si limita a ribadire che tutta la coalizione è pronta a sostenere il Cavaliere in quanto « figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono». Tocca a lui ora «sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta».

I numeri non ci sono

Al momento però Berlusconi non può farlo perché i numeri non ci sono e per questo un nuovo vertice si terrà tra mercoledì e giovedì prossimo. L’ex premier è impegnato a recuperare fuori dal centrodestra quei 50 e più voti che gli servono per raggiungere la fatidica quota 505, necessaria per essere eletto dalla IV votazione. Ma Berlusconi sa per esperienza che i pericoli maggiori derivano dal fuoco amico. Ecco perché ieri, dopo aver fatto accomodare i suoi invitati nella sala da pranzo di Villa Grande, ha preso per primo la parola chiedendo direttamente a Matteo Salvini e Giorgia Meloni ma anche ai leader dei partiti minori – Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Luigi Brugnaro – se fossero davvero convinti della sua candidatura. Tradotto: se fossero in grado di garantire i voti dei loro gruppi parlamentari e dei loro delegati regionali.

Il sostegno del centrodestra

La risposta è stata positiva. Tutti gli alleati hanno assicurato pieno sostegno mettendo nero su bianco «l’impegno » a lavorare da subito «per trovare le più ampie convergenze in Parlamento» e chiedendo ai presidenti di Camera e Senato di garantire il voto a tutti e 1009 i grandi elettori, compresi quindi chi causa Covid non può essere presente. Da lunedì i capigruppo si organizzeranno in un «tavolo permanente» per tenere sotto controllo il più possibile i vari movimenti. Che si arrivi alla conta però non è scontato. Non è affatto da escludere (anzi c’è chi è convinto che Berlusconi abbia già pronto il discorso) che il Cavaliere alla fine declini l’invito per spianare la strada e (co)intestarsi la scelta del prossimo Capo dello Stato. Almeno è questo che si augura qualora dovesse capire di non potercela fare. Gli stessi Salvini e Meloni non hanno nascosto ieri il loro scetticismo.

Lega in dialogo con gli altri partiti

Il leader della Lega, pur sostenendo il Cavaliere, ha detto pubblicamente che sta dialogando anche con gli altri leader (Letta, Conte, Renzi) per trovare una soluzione il più possibile «condivisa» (sul Colle ma anche sul Governo), a condizione che a dare le carte, a indicare il successore di Mattarella «sia il centrodestra». La prospettiva di eleggere un Capo dello Sato in un clima di «serenità e di valutazione degli interessi generali» è stata rilanciata ieri anche da Gianni Letta, da sempre tra i i principali consiglieri di Berlusconi. Concetto che Letta aveva già espresso giovedì e che ha ribadito prima di varcare il cancello di Villa Grande . Si dice che Letta sia tra i principali sponsor di Mario Draghi al Quirinale (in mattinata è stato a Palazzo Chigi dal capo di gabinetto del premier). Ma forse c’è anche la preoccupazione che se Berlusconi dovesse uscire sconfitto a quel punto diventerebbe residuale e non potrebbe più giocare da protagonista la partita.

Il rischio c’è. Anche perché al di là dei «no» scontati di Pd e M5s, il centrodestra non è così compatto come sostiene . Prova ne è la discussione che si è tenuta durante il vertice sulla legge elettorale sulla quale nessun accenno si fa nel comunicato, salvo poi recuperare il «no» al proporzionale in un’altra nota, che non vede tra i firmatari però Brugnaro. Il sindaco di Venezia è, assieme a Giovanni Toti, il leader di Coraggio Italia che conta 34 parlamentari e che domani a Napoli terrà un convegno assieme ai renziani. Le manovre sono cominciate.



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