Gli otto giorni di escalation della protesta al porto di Trieste

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AGI – Una settimana di proteste al porto di Trieste contro il green pass culminate nello sgombero dei manifestanti di lunedì mattina da parte delle forze dell’ordine.

L’11 ottobre scorso 15 mila persone scendono in piazza e percorrono in corteo le vie della città. In testa i lavoratori portuali guidati da Stefano Puzzer. Una delegazione di loro incontra il prefetto Valerio Valenti. Il clima, in vista dell’introduzione obbligatoria del green pass è caldo, la minaccia è chiara “siamo pronti a bloccare il porto”.

Il 14 ottobre il Coordinamento No Green Pass Trieste “a seguito del mancato accoglimento delle richieste presentate al Governo” annuncia l’intenzione di appoggiare i lavoratori portuali nella decisione di bloccare lo scalo.

Il 15 ottobre, giorno di introduzione della certificazione, si rafforza il presidio al porto la cui attività, anche se non è mai stata completamente bloccata subisce un rallentamento per le proteste dei lavoratori davanti al Varco 4. “Non c’è nessun blocco, chi vuole lavorare lo fa” dichiara il leader della protesta Stefano Puzzer.

Il 17 ottobre Puzzer, contestato per avere sciolto il presidio, poi ripreso, annuncia le dimissioni dal vertice del Comitato lavoratori portuali Trieste. “Ho rassegnato le dimissioni dal Clpt Trieste poiché è giusto che io mi assuma le mie responsabilità – spiega sui social – Una di queste è quella di continuare il presidio fino al 20 ottobre. La decisione è soltanto mia, non è stata forzata da nessuno. Fino al 20 saremo qui in presidio, non si molla niente”.

Il 18 ottobre lo sgombero da parte delle forze dell’ordine, i portuali prolungano lo sciopero al 21 ottobre. Puzzer, che parla di “un giorno triste” ancora una volta guida la protesta, alla testa del corteo che attraversa la città.

Chc



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