Si apre il cantiere del sistema di identità digitale europeo in Italia. E parte da giugno dalla provincia autonoma di Trento. Su Github, piattaforma che ospita servizi per lo sviluppo software, è comparso dal 25 maggio un progetto che ha colpito l’attenzione di chi bazzica nel settore. E che riguarda le specifiche tecniche della futura app per lo sviluppo di un sistema comune di identità digitale. A tirare le fila dell’operazione il Dipartimento per la trasformazione digitale della presidenza del Consiglio dei ministri, come confermato da fonti coinvolte nel progetto a Wired. Insieme a PagoPa, la società pubblica dei pagamenti controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze (Mef), Istituto poligrafico e zecca dello Stato, che contribuisce alla realizzazione della carta di identità elettronica, e Fondazione Bruno Kessler, uno dei più importanti centri di ricerca italiani in ambito tecnologico, molto presente nei progetti che riguardano l’identità digitale.
Il test rientra nei piano di Potential, uno dei consorzi incaricati dalla Commissione di sperimentare il wallet. Ne fanno parte 148 componenti da 20 paesi dell’Unione, tra cui Austria, Grecia e Spagna. Francia e Germania sono al timone. In cassa ha 60 milioni di euro che dal 2023 investirà in applicazioni dell’identità digitale in ambito bancario e sanitario, dalle telecomunicazioni ai trasporti. Tra i casi d’uso, il ricordo al wallet comunitario per aprire un conto corrente, chiedere un mutuo, registrare una sim card o gestire la patente. Potential conta di consegnare il suo bouquet di servizi entro aprile 2025.
Il progetto:
L’identità europea
Facciamo un passo indietro. Da tempo la Commissione europea coltiva l’ambizione di realizzare una app (il wallet) dove i cittadini possono caricare i propri documenti personali, come carta di identità, patente, ma anche tessera sanitaria o titoli di studi, e condividerli, quando richiesti, solo per lo stretto necessario. Esempio: se devo acquistare un superalcolico e dimostrare di essere maggiorenne, mi basterà mostrare alla dimora del supermercato la sola data di nascita.
È un progetto a cui Bruxelles tiene molto, anche dopo l’esperienza della app per il green pass. Il wallet è la ricaduta più pratica della riforma del regolamento Eidas, che riguarda l’identità elettronica comunitaria, e la Commissione vuole lanciarlo nel 2025. Motivo per cui ha già distribuito 37 milioni per lo sviluppo e la realizzazione di alcuni test e conta per giugno di aver in mano un prototipo. In parallelo si muovono gli Stati. Il wallet non sostituirà i sistemi di identità nazionali. Tipo, se si pensa all’Italia, Carta di identità elettronica (Cie) o Sistema pubblico di identità digitale (Spid). Né il wallet impone di scegliere un sistema di identità univoco, proprio perché per natura sarà un contenitore di vari documenti.
Il test in Trentino
A giugno, con il lancio ufficiale di Potential, prenderà il via l’implementazione di una delle soluzioni di wallet che coinvolgono l’Italia con l’inizio dei test sui primi casi d’uso nel corso del 2024. La sperimentazione, che partirà dalla Provincia autonoma di Trento, riguarderà in particolare: l’identificazione e l’autenticazione per la fruizione dei servizi pubblici digitali, la patente di guida digitale e la ricetta medica elettronica. Grazie al coinvolgimento di PagoPa, a fare da wallet sarà Io, l’app dei servizi pubblici, individuata sia come modello per la definizione dello standard di wallet internazionale sia per la realizzazione del portafoglio digitale nazionale. Nelle scorse settimane è stato annunciato che entro il 2023 su Io si potranno caricare patente, tessera sanitaria e certificato elettorale. Prove generali del wallet europeo.
Il progetto su Github
La Commissione ha già fornito una serie di indicazioni tecniche. E il prototipo che svilupperà servirà da base per le applicazioni che ciascun Stato potrà personalizzare, proprio come è avvenuto con il green pass. Bruxelles ha definito la tecnologia di base di certificati, sistema di interscambio e strumenti di controllo e i Paesi l’hanno adeguato alle proprie necessità. Su Github il progetto è stato demarcato con un nome non chiaro: Italian Eidas wallet technical specifications, ossia specifiche tecniche del wallet italiano Eidas. In realtà, le specifiche tecniche le ha decise l’Europa. Quel che l’Italia dovrà fare sarà tradurle in un’applicazione pratica. Anche il riferimento a Eidas non è proprio, perché al wallet ci si riferisce con l’acronimo Eudi.
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di Luca Zorloni www.wired.it 2023-05-26 14:33:19 ,