Cernobbio – Il governo pianta una bandierina sul lancio di It-Wallet, il portafoglio nazionale (wallet) per l’archiviazione e la condivisione di documenti personali all’interno di App Io, l’applicazione dei servizi pubblici per il cittadino. Dal 23 ottobre sarà possibile procedere, gradatamente, al caricamento di alcuni documenti: patente, carta di identità e tessera sanitaria, con l’ottica di rendere il progetto pienamente operativo dal 2025.
L’annuncio è avvenuto a margine dell’incontro ministeriale del G7 su innovazione e digitale. Al vertice del gruppo di alcune delle sette principali economie mondiali (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone e Italia, quest’anno alla presidenza), il sottosegretario di Stato all’innovazione tecnologica, Alessio Butti, uomo vicino alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha confermato al Sole 24 ore la tabella di marcia, aggiornata rispetto a un iniziale rilascio dei medesimi documenti per luglio. L’accesso sarà scaglionato, con un primo onboarding di 50mila persone, che successivamente diventerà di un milione. La selezione è ancora da definire. “Vedremo se potremo avere un mix geografico, di genere e di età per avere un campione il più veritiero possibile”, ha detto Butti al G7.
Per il governo Meloni, quello dell’identità digitale è uno dei progetti cardine del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’obiettivo fissato è di raggiungere 42,3 milioni di identità digitali entro giugno 2026. Per questo l’esecutivo l’ha messo in cima all’agenda, anche per risolvere il duopolio del sistema di identità digitali oggi presenti in Italia: il Sistema pubblico di identità digitale (Spid), affidato allo sviluppo dei privati, e la Carta di identità elettronica (Cie), certificato emesso dal incarico dell’Interno.
Le identità sul tavolo
Da sempre, l’esecutivo Meloni spinge per la seconda. Ha lanciato anche una campagna promozionale a supporto, raggiungendo ai primi di agosto i 17,5 milioni di dowload dell’app Cie Id, sviluppata per aggirare il principale ostacolo all’uso del certificato, ossia il ricorso a un lettore di smart card, e circa 5,5 milioni di attivazioni, benché Spid sia sensibilmente oltre, con 38,9 milioni di identità erogate.
Il problema è che intorno al Sistema pubblico di identità digitale non si è ancora creato un modello di business in grado di sostenere gli investimenti degli operatori accreditati per il mantenimento del servizio (con Poste che ha quasi l’80% delle identità Spid) e l’anno scorso il governo ha dovuto assicurare un sostegno pubblico di 40 milioni agli operatori (oltre a Poste, Aruba, Etna Hitech, Infocamere, Infocert, Intesi, Lepida, Namirial, Poste, Register, Sielte, Teamsystem e TI Trust Technologies).
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di Luca Zorloni www.wired.it 2024-10-15 11:23:00 ,