Ce l’ha fatta, il rover Nasa Perseverance, con il piccolo elicottero Ingenuity nel suo marsupio tecnologico, è arrivato al suolo di Marte con una precisione svizzera stasera alle 21:55. Il più perfetto e sofisticato rover marziano mai costruito è ora sul pianeta rosso per tutti noi: 2.7 miliardi di dollari, anni e anni di lavoro, 1025 chili, 10 strumenti che più sofisticati non si può, dal trapano marziano al laser per polverizzare le pietre, una sorgente di energia al plutonio pe poter lavorare 24/7, anche nella notte marziana. E soprattutto una Intelligenza Artificiale sviluppata allo stato dell’arte, per eseguire da sola la manovra di atterraggio sul terreno marziano e superare i famosi sette minuti di terrore fra l’entrata nell’atmosfera marziana e l’atterraggi. Lì la capsula ha dovuto fare tutto da sola, non è possibile mandare segnali di correzione in tempo reale: i tempi di ritardo sono da dieci minuti in su. Ansia palpabile in sala controllo che correva lungo la rete in tutto il mondo nelle migliaia e migliaia di gruppi di ascolto più o meno tecnologici sparsi ovunque. Urla di gioia in sala controllo e, verosimilmente in migliaia di case e uffici attorno al mondo, perché sapere che Perseverance è vivo e ora su Marte, come ha detto una tecnica dalla sala controllo, è una conquista per tutto l’umanità-
È lì ora, nel mezzo del grande cratere Jezero, 45 chilometri di diametro, una delle regioni più promettenti di quel pianeta in cui si può pensare di poter trovare segni vita fossile, qualche microorganismo testimone di un passato ricco di acqua e un’atmosfera densa.
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È stata proprio l’atmosfera l’attrice principale anche in questa discesa: troppo rarefatta per frenare bene la capsula che conteneva il rover, ma abbastanza densa per portare la temperatura a 1600 gradi almeno. La capsula che contiene rover e il mezzo, crane, che le fa fare gli ultimi metri prima dell’atterraggio, sono entrati nell’atmosfera alta marziana a 20.000 chilometri ora, arrivando subito alla temperatura esterna della protezione, a oltre 1500 gradi. A 11 chilometri l’apertura del grande paracadute da 21.5 metri, quando la velocità è ancora supersonica. Lasciato poi lo scudo termico ed entra in funzione la guida automatica, di tipo terrestre. Il Crane, una specie di gru, lo ha accompagnato fino a pochi metri dal suolo dove lo ha calato per poi allontanarsi, come fosse una gru terrestre che posa a terra un carico di mattoni. Incredibile. Sembra semplice ma di fatto è incredibilmente complesso ed è stato l’ennesimo grande successo di Nasa, c’è poco da dire: il progetto Mars 2020 è un grande successo.
Anche di pubblico: Perseverance, accento sulla terza “e”, porta con sé dieci milioni di firme umane che vogliono risiedere su Marte, i disegni e i pensieri di tantissimi ragazzi e ragazze americane su Marte, raccolte nelle scuole negli ultimi mesi e, durante la diretta di Nasa, abbiamo visto una sfilata di torte casalinghe americane con il rover come decorazione, cartelloni, bambini inneggianti. Poco da fare, là dove i finanziamenti arrivano meglio se il contribuente è contento delle agenzie governative, la corsa allo spazio è partecipata e benvoluta.
Dieci importanti strumenti, di cui si parlerà a fondo nei prossimi mesi, così come dei piccoli contenitori, grandi come una bottiglia da mezzo litro di acqua, in cui verranno riposti i campioni di materiale marziano estratti col trapano principalmente. Staranno sul suolo marziano per tre anni almeno, quando la seconda parte della missione, vedrà un altro mezzo Europa-Nasa, andare a prendere quei cilindri, spedirli come in una partita di baseball verso il cielo, dove saranno presi letteralmente al volo da un satellite rimasto in orbita attorno a Marte e letteralmente espulsi verso la Terra, dove verranno presi per essere esaminati, prima volta in assoluto, in un laboratorio vero e proprio. E qui entra in gioco prepotentemente la italiana Leonardo che sta costruendo i precisissimi bracci robotici con cui, nel 2023, la prossima missione di Mars Sample Return raccoglierà i cilindri e li metterà a bordo del cannoncino, diciamo così, che li sparerà in orbita.