L’obiettivo è chiudere il dossier Spid prima della pausa di agosto. Mettendo la parola fine alla lunga trattativa tra il governo Meloni e i gestori del sistema pubblico di identità digitale per il rinnovo delle convenzioni, scadute a fine 2022, prorogate d’ufficio fino ad aprile 2023 e infine oggetto di un nuovo accordo, con 40 milioni di euro di sostegno pubblico. L’iter si articola in due fasi. Prima le aziende con un contratto per gestire Spid scaduto firmano la nuova convenzione con l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid). Poi il consiglio dei ministri accende luce verde per il decreto che stanzia 40 milioni dalla dote del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e li ripartisce tra le imprese.
La situazione:
Gli accordi di Spid
Lo schema delle convenzioni è pronto, mentre il governo lavora alla norma Spid. È materia che riguarda non solo il sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, che ha in mano la partita sul futuro dell’identità digitale, ma anche il ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, e quello agli Affari europei, Raffaele Fitto. È quest’ultimo a tenere i cordoni della borsa del Pnrr e deve sganciare i 40 milioni che hanno permesso al governo di fare pace con i gestori, i quali reclamavano un sostegno alle spese che affrontano per Spid. Ma per Fitto sono settimane di fuoco, tra la revisione da parte della Commissione europea per emettere la terza rata del Pnrr, che ha sforato gli otto mesi, e la modifica di dieci dei 27 obiettivi della quarta.
Tanto che la firma delle nuove convenzioni per Spid, prevista per giugno, sta richiedendo più tempo del previsto, benché le condizioni dell’accordo siano tutte già state messe nero su bianco in quel decreto Pnrr 3 del 21 aprile, che all’articolo 18 bis prevede una ripartizione dei soldi per numero di identità digitali gestite (l’81,4% è in mano a Poste), numero di accessi, incremento di questi due fattori, verifiche dei dati dell’Anagrafe nazionale cittadinanza residente (Anpr) e raggiungimento di alcuni obiettivi legati proprio al Piano di ripresa e resilienza, che dedica un capitolo di investimento a questo segmento. L’ufficio del sottosegretario Butti conferma a Wired che la norma è in fase di scrittura.
Il lancio di It wallet
In parallelo il governo sta lavorando anche al lancio di It wallet, la app per sperimentare il sistema europeo di identità digitale. La norma per avviare il percorso di test dovrebbe essere emanata sempre entro l’estate, per poter chiudere lo sviluppo nei successivi dodici mesi. Butti ha fatto del portafoglio europeo dell’identità digitale uno dei cavalli di battaglia del suo mandato. Con l’obiettivo dichiarato di unificare Spid e Cie (la Carta di identità elettronica), benché questo non sia un requisito prescritto dalle regole europee sul wallet. La app servirà a raccogliere diversi documenti, dalla patente alla tessera sanitaria, e a condividere lo stretto indispensabile, quando richiesto.
E Spid e Cie sono, in fin dei conti, due cose diverse. Spid consente di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e ha tre livelli di sicurezza, a seconda del tipo di attività da svolgere. La gestione è affidata a diverse aziende private, alcune delle quali fanno pagare l’attivazione. Al contrario Cie è un documento emesso dal ministero dell’Interno e prodotto dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, costa 16,79 euro, e si avvale di un codice pin e uno puk. Fino a poco tempo fa, per usarla, era necessaria un lettore apposito, perché contiene un chip nel quale sono conservati tutti i dati personali. Un ostacolo per il suo uso quotidiano, tanto che a fine marzo sono stati introdotti nuovi sistemi di autenticazione per usare Cie con la stessa flessibilità di Spid.
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di Luca Zorloni www.wired.it 2023-07-12 04:50:00 ,