Centinaia di distributori sono rimasti a secco, persino in località non interessate direttamente dall’emergenza, dopo che folle di automobilisti hanno reagito alla notizia dell’attentato precipitandosi a fare il pieno.
I ripetuti appelli delle autorità a mantenere la calma ed evitare accaparramenti, reiterati da Biden, non sono riusciti ad arginare il panico durante il blocco della rete. Il risultato è che giovedì 13 in molti Stati – tra cui Georgia, South Carolina, Virginia e Washington DC – metà delle stazioni di servizio risultavano ancora chiuse per esaurimento scorte, secondo dati raccolti da GasBuddy.
La situazione più critica in North Carolina, dove la percentuale di pompe di benzina fuori uso sfiorava ancora il 70%, ma anche la metropoli di Atlanta si è ritrovata con oltre il 60% dei distributori chiusi e alcune compagnie aeree, tra cui American Airlines, costrette a scali intermedi per riuscire a rifornire i velivoli. Nel frattempo diverse raffinerie in Texas hanno rallentato le lavorazioni per le difficoltà nel trasportare altrove i prodotti.
I problemi non si risolveranno sui due piedi: la stessa Colonial ha avvertito di probabili «fermate intermittenti del servizio nel periodo di riavvio» della rete. «Ci vorranno diversi giorni – ha aggiunto – prima che la catena di fornitura dei prodotti ritorni alla normalità».
L’ottimismo per la prossima fine dell’emergenza ha comunque avuto l’effetto immediato di fermare l’impennata dei prezzi alla pompa, dopo che negli Usa il prezzo medio della benzina aveva superato 3 dollari al gallone per la prima volta da ottobre 2014. In discesa anche le quotazioni al Nymex, comprese quelle del petrolio che addirittura hanno perso più del 4% nella seduta di giovedì 13, ripiegando nel caso del Wti intorno a 63 dollari al barile, anche se a guidare il mercato sono stati soprattutto altri fattori: dalla caduta delle Borse ai timori per la domanda petrolifera legati alla crisi da Covid in India.