Nonostante Biden abbia archiviato la retorica aggressiva del suo predecessore contro la Cina tra le due superpotenze restano notevoli divergenze di vedute. Dall’economia, alla gestione dell’emergenza sanitaria, ai diritti umani i fronti aperti restano tanti. Anche con la nuova amministrazione democratica. Eppure c’è un’emergenza comune a cui le due superpotenze non sono indifferenti: quella climatica. Una minaccia globale che ha costretto le due superpotenze, che sono anche i maggiori produttori al mondo di gas serra, a trovare una posizione comune nella lotta ai cambiamenti climatici.
In questo contesto si inquadra il recente incontro tra i delegati sul clima dei due Paesi, John Kerry e Xie Zhenhua dal quale è emersa la volontà delle due superpotenze di cooperare sul clima al fine di «mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i due gradi centrigradi e perseguire l’obietivo di limitarlo ad 1,5 gradi» come previsto dall’accordo di Parigi sul clima del 2015. Accordo da cui l’amministrazione Trump era uscito e in cui è prontamente rientrato Biden nel giorno stesso del suo giuramento.
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Nella dichiarazione congiunta i due hanno affermato che entrambi i Paesi adotteranno misure a breve termine comprese «azioni appropriate per massimizzare gli investimenti e le finanze a sostegno della transizione tra l’energia basata sul combustibili fossili intensivi, ad energia verde, a bassa emissione di carbonio e rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo». La dichiarazione arriva dopo che Kerry, nei giorni scorsi, aveva detto di «sperare» che Cina avrebbe accettato la collaborazione su questo fronte: «La Cina è un giocatore molto importante, spero che si sieda al tavolo e guidi, il presidente Xi Jinping ha parlato della leadership, del ruolo della Cina». Xi parteciperà al vertice di giovedì e venerdì prossimo organizzato da Biden.