AGI – Ventidue missionari sono stati uccisi nel mondo nel 2021. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides, si tratta di: 13 sacerdoti, 1 religioso, 2 religiose, 6 laici. Riguardo alla ripartizione continentale, il numero più elevato si registra in Africa, dove sono stati uccisi 11 missionari (7 sacerdoti, 2 religiose, 2 laici), cui segue l’America, con 7 missionari uccisi (4 sacerdoti, 1 religioso, 2 laici) quindi l’Asia, dove sono stati uccisi 3 missionari (1 sacerdote, 2 laici), e l’Europa, dove è stato ucciso 1 sacerdote. Negli ultimi anni sono l’Africa e l’America ad alternarsi al primo posto di questa tragica classifica. Dal 2000 al 2020, secondo Fides, sono stati uccisi nel mondo 536 missionari.
Tra i missionari uccisi figura anche l’italiana Nadia de Munari, 50 anni, che apparteneva al gruppo di volontari dell’Operazione Mato Grosso (Omg) operanti in Perù. La donna, brutalmente aggredita con un machete la notte del 21 aprile 2021, morì tre giorni dopo in ospedale. L’aggressione avvenne nella abitazione famiglia dove abitava e operava, nel quartiere povero di Nuevo Chimbote, un agglomerato urbano enorme nella periferia della città, sulla costa settentrionale del Perù.
Il vescovo della diocesi di Chimbote, monsignor Angel Francisco Simon Piorno, parlò di un crimine orribile, che getto’ nella costernazione l’intera diocesi, ricordando che Nadia era responsabile di sei asili nido e di una scuola elementare per 500 bambini, e delle mense per i poveri che fanno capo all’Operazione Mato Grosso. Oltre a fornire cibo gratuitamente ai minori e alle madri con risorse limitate, l’Omg svolge un lavoro sociale permanente a favore dei più bisognosi della zona. Un giovane peruviano fu poi arrestato per il crimine, e secondo la sua confessione, uccise Nadia perché si era svegliata e lo aveva sorpreso mentre stava rubando il suo cellulare.
È di origine italiana ma nato in Venezuela da genitori emigrati da Montefusco, in provincia di Avellino, Fratel Luigi Manganiello, 49 anni, religioso dei Fratelli delle Scuole Cristiane (Fsc), congregazione fondata da San Giovanni Battista de La Salle (“Lasalliani”). Fu colpito violentemente al corpo e alla testa con un oggetto contundente dai ladri che aveva scoperto mentre stavano rubando nei locali della scuola in cui insegnava, nel centro di Barquisimeto (Venezuela).
Il suo corpo senza vita fu trovato la mattina del 6 gennaio 2021 da uno dei guardiani. Il religioso era nato a Puerto Cabello. Era conosciuto, amato e stimato per la sua opera tra i giovani, svolta da molti anni nel Collegio La Salle, oltre che come insegnante anche come coordinatore della pastorale dei giovani e della pastorale vocazionale. Faceva anche parte della giunta direttiva dell’Associazione venezuelana dell’Educazione cattolica.
Nel 2016 era stato ucciso il guardiano della stessa scuola, Ramon Ramirez. I missionari uccisi presenti nella lista fornita da Fides, sono come la punta dell’iceberg. Gli elenchi stilati annualmente sono infatti sempre provvisori, in quanto si limitano a raccogliere i nomi delle persone di cui si hanno informazioni certe, anche se scarse.
A loro deve essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà neppure il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo. Fides, a conferma di questo, riporta tre esempi. Tra questi, l’uccisione avvenuta in Messico, a San Cristobal de Las Casas, in Chiapas, l’11 luglio 2021 di Michele Colosio, 42 anni originario di Borgosatollo (Italia). L’uomo fu raggiunto da alcuni colpi di pistola sparatigli da una persona in moto. In gioventù aveva studiato e lavorato come radiologo in un ospedale italiano, poi, dal 2011, era in Messico, impegnato nella cooperazione, in particolare per la promozione del diritto alla salute.
In un territorio dove la violenza è diffusa, Michele si è distinto per il suo sorriso e per il suo servizio agli ultimi. Cattolico, Michele non era legato nel suo impegno ad alcuna realtà ecclesiale, ma il suo percorso di vita lo aveva portato in Sudamerica, a coordinare diversi progetti per l’istruzione dei ragazzi delle zone rurali più povere, attraverso la cura di un piccolo podere e l’allevamento di animali da cortile, perchè era convinto che “dobbiamo donare, dobbiamo aiutare, dobbiamo unirci come popolo di fratelli, senza distinzione di lingue, confini e colore della pelle”.
I missionari uccisi, sottolinea Fides, “non erano in evidenza per opere o impegni eclatanti, ma stavano ‘semplicemente’ dando testimonianza della loro fede in contesti di violenza, di disuguaglianza sociale, di sfruttamento, di degrado morale e ambientale, dove la sopraffazione del più forte sul più debole è regola di comportamento, senza alcun rispetto della vita umana, di ogni diritto e di ogni autorità”.
Ancora una volta questi sacerdoti, religiosi, religiose e laici, “erano consapevoli di tutto ciò, spesso erano nati in quella stessa terra dove sono decessi, non erano quindi degli sprovveduti o degli ingenui”. Dall’Africa all’America, dall’Asia all’Europa, “hanno condiviso con i fratelli e le sorelle che avevano accanto la vita quotidiana, con i suoi rischi e le sue paure, le sue violenze e le sue privazioni, portando nei piccoli gesti di ogni giorno la testimonianza cristiana come germe di speranza”.
Parroci uccisi nelle loro comunità, in Africa e in America, torturati, sequestrati da criminali alla ricerca di tesori inesistenti o attirati dal miraggio di facili riscatti o ancora per mettere a tacere voci scomode, che esortavano a non sottomettersi passivamente al regime del crimine; sacerdoti impegnati nelle opere sociali, come ad Haiti, uccisi per rapinarli di quanto serviva per gestire tali attività, o ancora uccisi da chi stavano aiutando, come in Francia, o in Venezuela, dove un religioso è stato ucciso dai ladri nella stessa scuola dove insegnava ai giovani a costruirsi un futuro; religiose braccate e uccise a sangue freddo dai banditi in Sud Sudan.
E ancora tanti laici, il cui numero cresce: catechisti uccisi dagli scontri armati insieme alle comunità che animavano nel Sud Sudan; giovani uccisi dai cecchini mentre si adoperavano per portare aiuti agli sfollati che fuggivano dagli scontri tra esercito e guerriglieri in Myanmar; una missionaria laica brutalmente assassinata per rubare un cellulare in Perù; un giovane saltato su una mina nella Repubblica Centrafricana mentre viaggiava sull’auto della missione; un catechista indigeno, attivista per il rispetto dei diritti umani in forma non violenta, ucciso in Messico. Tutti loro “non potevano, non potevano non testimoniare” con la forza della loro vita donata per amore, lottando ogni giorno, pacificamente, contro la prepotenza, la violenza, la guerra.